Storia delle nostre sessioni di dark heresy

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    Apprendista delle armi

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    Ciao a tutti. Torno sul forum dopo anni di assenza per pubblicare un lavoretto a cui ho sempre pensato ma non ho mai avuto il coraggio di intraprendere. In breve abbiamo iniziato una campagna di dark heresy gioco di ruolo su accoliti inquisitoriali, ma la cosa ci è sfuggita di mano poiché le campagne progettate son diventate 5 e noi siamo alla terza. Ho deciso dunque di narrare le gesta del nostro party dagli occhi del mio personaggio. Alcune reference son impossibili da cogliere per chi non ha giocato con noi questa grande avventura ma purtroppo essendo nato da lì era un peccato non metterle. Questa prima parte a cui mancano pochi capitoletti si pone l'obbiettivo di spiegare il background del mio personaggio, poiché molte delle azioni e dei modi di fare successivi hanno appunto le radici nella stratificazione di diverse culture e tradizioni che convivono dentro questo personaggio. Spero sia una piacevole lettura e fatevi pure avanti con critiche o consigli perché son sicuro ci sia ancora molto da migliorare.

    Indice generale
    Le radici 1
    Pianeta Chulak e cultura chulakiana 1
    Sistema politico di Chulak 1
    L’inizio di tutto 2
    “colui che compie il Destino” 2
    Doveri di famiglia 3
    Il peso del potere 5
    Un nuovo inizio 6

    Storie di eroi

    Le radici

    Pianeta Chulak e cultura chulakiana

    Il pianeta è ricoperto da una distesa di alberi giganteschi che ne occupa il 90%. L’area rimanente è contesa fra laghi di acqua salmastra e maestose montagne che dominano il paesaggio spiccando ben al di sopra della verde distesa. Tale paesaggio è l’habitat ideale per animali di ogni taglia, per cui i chulakiani dopo molto tempo hanno imparato a sfruttare a proprio vantaggio le razze di animali docili e addomesticabili e a difendersi dai predatori naturali come il Glorco. Questo è il predatore più grande del pianeta. Una specie di lucertola gigante con una dozzina di gambe la cui letalità non deriva tanto dalla sua stazza quanto dalla sua velocità sia sulla terra che in acqua, rendendo quasi impossibile sfuggire alle sue fauci. Il popolo di Chulak può essere definito come un popolo fiero, coraggioso ma anche incredibilmente testardo. Ciò si nota parecchio nei campi del progresso tecnologico e dell’arte venatoria. La loro testardia e attaccamento alla tradizione gli ha da sempre impedito uno sviluppo del benessere della vita quotidiana o di strumenti con cui cacciare efficacemente. Un’altra peculiarità è il disprezzo delle menzogne, chiamate anche “artefici di Séverd”, che porta questa gente ad una franchezza sconcertante. Tale caratteristica genera spesso situazioni conflittuali che i chulakiani hanno imparato a gestire attraverso un processo giuridico che in termini imperiali si definirebbe “duello”. Chi pensa di aver subito un torto o di aver subito un attacco al proprio onore può far ricorso a questo processo, compresi donne e anziani. Entrambi i contendenti devono avere entrambe le mani legate dietro alla schiena e possono colpire il volto dell’avversario solamente con la testa. L’ultimo che rimane in piedi verrà ritenuto il vincitore della causa.
    “Le leggi che regolamentano le relazioni sociali la dicono lunga sull’essenza di questo popolo” cit,Bartolinus detto il pio, sommo studioso di popoli ferali.


    Sistema politico di Chulak

    Il territorio del pianeta è suddiviso in 12 zone su cui viene esercitato il potere da 12 diversi clan. All’alba dei tempi questi erano in conflitto tra loro rendendo l’intero pianeta un campo di battaglia. Un giorno d’un tratto la pace venne però ristabilita. La leggenda narra di un vecchio eremita, che non faceva parte di nessun gruppo, che richiamò i capi dei vari clan ricordandogli che tutti gli abitanti di Chulak erano fratelli in quanto figli di Rhatok. Il vecchio si fece portavoce delle parole del grande Padre e disse che esso non voleva spargimenti di sangue inutili tra i suoi figli e per contenerli propose un metodo che piacesse agli uomini e agli dei per ristabilire la pace ed eleggere un capo superiore tra tutti i clan. La Lotta.
    I figli dei dodici capi si sfidano ogni vent’anni ad una serie di prove di forza,di destrezza e di resistenza dove lo sconfitto viene escluso dalla competizione. Infine gli ultimi due guerrieri rimasti devono partecipare al “Dokkr”. Si tratta di uno scontro corpo a corpo senza nessuna limitazione dove però i contendenti vengono drogati con sostanze psichedeliche e tossiche chiamate “lingue di Séverd” . Il vincitore avrà diritto di vita o di morte sullo sconfitto e andrà immediatamente a rimpiazzare il vecchio “Etja”, ossia il capo al comando di tutti i clan.
    Il pianeta ospita inoltre un presidio imperiale dove vive il Governatore planetario assieme all’apparato burocratico e una modesta forza militare con scopi di difesa e addestramento dei nativi. Questi ha lo scopo di accertarsi che le fasi di successione non si trasformino in guerre civili e che la decima in uomini che Chulak deve all’Impero venga rispettata ogni anno.



    L’inizio di tutto

    “colui che compie il Destino”

    Vakrom, in lingua chulaki “colui che compie il Destino”, Thokdrak nasce durante l’anno della 7234esima apparizione del “Chagul’a”, una cometa che viene usata dalle popolazioni di Chulak come punto di riferimento temporale. Ogni 1000 giorni di 24 ore, basate su unità di misura del tempo imperiali, vicino al pianeta passa la meteora lasciando dietro di sé una scia rossastra che attira le preghiere degli abitanti più devoti. Questo evento non è solo uno strumento per orientarsi nell’oceano tumultuoso quale è il tempo, ma è anche oggetto di rinnovamento della fede dei chulakiani. La luce rossastra simboleggia la vittoria di Rhatok, principio del bene e protettore dell’umanità, contro Séverd, principio del male, colui che tenta gli uomini ad azioni vili e codarde.
    Figlio di Hucron Grande Fronte Thokdrak ultimo “Etja”, vivendo in una società egualitaria, trascorse la propria infanzia come ogni bambino di Chulak nonostante il prestigioso status del padre. Fin da giovanissimi i bambini vengono educati da diverse figure all’interno del proprio clan. Lo sciamano ha il compito di coltivare la spiritualità e le credenze negli spiriti della natura e degli avi ma sopratutto di trasmettere alle nuove generazioni il culto dualistico di Rhatok e Séverd,di bene e di male, nocciolo centrale di tutta la cultura di questo popolo. Il capo clan ha invece il compito di forgiare i corpi dei ragazzi per prepararli a diventare uomini. Battute di caccia, combattimenti, scalate di pareti rocciose sono alcune delle tante sfide a cui vengono sottoposti i bambini prima di diventare ufficialmente uomini attraverso un rito di passaggio chiamato “Vakna”. Attraverso questo rituale i nuovi adulti vengono definitivamente integrati nella società e guadagnano l’appellativo in base alle loro gesta con cui verranno ricordati per il resto della loro vita.
    La “Vakna” consiste in una massiccia battuta di caccia a cui partecipano gli aspiranti adulti di un clan cercando di abbattere il predatore del pianeta che si contende con l’uomo la cima della catena alimentare, il Glorco.
    Quel giorno Vakrom guadagnò l’appellativo di Squalo di Terra.
    Avvicinandosi silenziosamente al predatore dormiente, Vakrom e la sua leva di giovani lo circondarono mentre era ancora all’interno della propria tana. Armati solo di lance e di corde chulakiane, fatte di materiale molto resistente ad ogni tipo di stress fisico, gli aspiranti adulti si avvicinarono ulteriormente di soppiatto per provare a legare gli arti della bestia ancorandolo ad alcune colonne che sostenevano il soffitto della tana. La bestia infastidita dallo struscio di corde lungo le scaglie della sua corazza naturale si svegliò notando finalmente la presenza di intrusi minacciosi. A quel punto Vakrom lanciò l’assalto e con urli di battaglia per incoraggiarsi a vicenda i giovani caricarono la bestia semi paralizzata. La bestia dimenandosi sotto i colpi inferti nei punti vitali dalle piccole creature riuscì sofferente a liberarsi con alcune zampe dalle stringenti corde per poi colpire i nemici schiantandoli contro le pareti della grotta. Vakrom vedendo che la bestia stava riuscendo a liberarsi e timoroso di essere ricoperto di vergogna per essere stato l’unico della sua stirpe a non aver trionfato su di essa decise di arrivare alla sua testa per colpirla laddove ogni colpo avrebbe inflitto il massimo danno. Assicurate le corde intorno al proprio busto, Vakrom si arrampicò lungo la bestia mentre i suoi compagni lottavano contro le numerose zampe. Arrivato sul capo del Glorco strinse le corde intorno ad alcune sporgenze per evitare di essere disarcionato. Dopo alcuni attimi il Glorco riuscì a spezzare le colonne a cui lo avevano legato e si diresse verso l’uscita della tana. Il soffitto crollò subito dietro di loro ma alcuni massi in prossimità dell’uscita raggiunsero il corpo della bestia spezzandole gli arti inferiori. Colmo di rabbia per il destino dei propri compagni Vakrom cavò gli occhi della bestia con la sua lancia. Questa in preda al dolore e riuscendo a liberarsi dal peso delle pietre giganti e incapace di vedere si lanciò tra le file di alberi schiantandosi ad ogni ostacolo nella speranza di liberarsi del piccolo uomo. Vakrom strettamente saldo alle corde aspettò che la bestia si stancasse per dargli il colpo di grazia. Durante la fuga la mostruosità si lanciò persino in acqua,dove trascorse una decina di minuti ma il piccolo uomo non sembrava intenzionato a mollare la presa. Dopo ore di corsa disperata il gigante predatore si sdraiò a terra stanco e morente. Colta l’occasione per uccidere finalmente l’immonda bestia, Vakrom salì su una sommità montuosa esattamente sopra il suo corpo e fece rotolare un macigno gigante giù dalla sporgenza che andò a sfracellare il cranio della mostruosità. Alcuni dei compagni investiti dalle macerie si salvarono e vennero organizzate feste per celebrare i nuovi adulti del clan.
    “quest’oggi, figlio mio, hai dimostrato il tuo coraggio sia sulla terra sia sull’acqua, uccidendo un essere che vive sia sulla terra sia nell’acqua. Da oggi ti chiamerai Squalo di Terra”


    Doveri di famiglia

    Squalo si integrò nel tessuto sociale come ogni altro nuovo adulto, contribuendo alla sopravvivenza del proprio clan procreando insieme ad altre donne nuovi bambini per assicurare un futuro al suo popolo e organizzando insieme al padre l’addestramento delle nuove leve. I giorni trascorrevano pacificamente ma tutti erano incoscientemente tesi per il prossimo evento di importanza capitale per il futuro del popolo chulakiano. Grande Fronte ha regnato sul suo popolo in modo capace e tutti si chiedevano se il suo successore sarebbe stato all’altezza delle sue abilità di comando. Ma soprattutto se suo figlio, Vakrom, sarebbe stato in grado di emergere dall’ombra del padre. Vent’anni dall’ultimo Dokkr passarono e dunque arrivò il giorno di stabilire il nuovo capo dei capi.
    Dodici uomini da tutti i clan si presentarono per riscattare il titolo del vecchio Grande Fronte, Squalo era tra questi per rappresentare il proprio clan. Si susseguirono prove di ogni tipo per selezionare gli ultimi due guerrieri che avrebbero dovuto combattersi fino alla morte per potersi dichiarare vincitori. Squalo di Terra e Mani di Morte nonostante il coraggio e la prodezza degli altri sfidanti rimasero gli ultimi due candidati.
    Squalo aveva avuto modo di osservare il suo sfidante durante le prove precedenti e altrettanto aveva fatto Mani. “è sicuramente molto veloce e altrettanto forte. Ma non sono nato per spingermi fin qui per perdere l’onore e la vita” pensò Squalo, mentre scavalcava dei grossi massi disposti a cerchio adibiti a recinzione per l’imminente scontro. Dall’altra parte anche lo sfidante entrò nel cerchio. Non si dissero nulla ma i loro sguardi erano anche fin troppo eloquenti.
    “solo uno trionferà”
    “il tuo cranio farà parte della mia collezione”
    ”mangerò le tue budella figlio di una bestia”
    ”sarai il disonore del tuo clan”.
    Solo la presenza dello sciamano interruppe lo scambio di silenti provocazioni. Rivolgendosi alla folla accalcata lungo il perimetro di pietra e ai due sfidanti proferì in modo solenne “ Oh Rhatok, padre di tutti noi, tuoi figli. Osserva coloro che si danno dolore e sofferenza per far si che gli altri non debbano soffrire. Osserva attentamente e scegli quale dei due dovrà guidare Chulak. Se per lo sconfitto la vita sceglierai il prossimo ciclo di potere sarà caratterizzato da bontà e generosità. Se sceglierai la morte vivremo un epoca di austerità e determinazione. Mostriamo a Rhatok che i migliori dei nostri figli sono resilienti alle tentazioni del male. Lingue di Séverd, fatevi avanti!”. Due servi dello sciamano avanzarono mentre la folla si spostava in segno di rispetto. Tra le braccia portavano due serpi verde fluorescente contenenti tossine capaci di stordire un uomo medio.
    I due guerrieri porsero il braccio in segno di rispetto e le serpi sollecitate dai due servi li morsero.
    Dopo pochi minuti lo sciamano diede il via allo scontro.
    Entrambi i contendenti vacillarono sotto gli effetti della tossina che mai nelle loro vite avevano esperito. Saltellavano goffi muovendosi a cerchio, studiandosi a vicenda e cercando un varco nella guardia avversaria per mettere un colpo o aspettando un errore o distrazione dell’avversario. Squalo sentendo il pubblico iniziare a lamentarsi per l’attesa portò un poderoso pugno destro diretto al volto avversario ma venne facilmente parato per poi ricevere una gomitata sul naso, fratturandolo in un solo colpo. Il fluido rosso acceso iniziò a bagnare l’arena.
    “primo sangue figlio di un gak” disse Squalo con una smorfia di dolore.
    I due continuarono a scambiarsi serie di pugni e calci a ritmo sempre più lento, sintomo che il veleno raggiungeva sempre più rapidamente i centri nervosi.
    “vuoi farti uccidere da me o preferisci che sia il veleno a farlo al posto mio” disse sghignazzando Vakrom.
    Mani pensando di approfittarsi della distrazione si fece avanti con un altro colpo di gomito ma prevedendo la mossa Vakrom si abbassò all’ultimo, giusto in tempo per far scorrere sopra di sé il braccio del rivale. In una posizione vantaggiosa si lanciò verso il suo busto, atterrandolo al suolo. Ora Squalo si trovava sopra mentre Mani era sdraiato a terra. Gli spettatori notavano la seria difficoltà dei due lottatori a continuare la sfida mentre il veleno iniziava a paralizzare gli arti e a provocare allucinazioni. Squalo iniziò a far piovere colpi su Mani mentre cercava di divincolarsi dalla presa del nemico e proteggersi dai suoi colpi. Dopo una decina di devastanti colpi che ruppero arcate sopracciliare e naso, irrorando ulteriormente di sangue il terreno, Squalo si sporse sul quasi incosciente Mani di Morte urlandogli con tutto il fiato che aveva in gola.
    “d-devi arrenderti, o altrimenti… per R-Rhatok ti uccido”
    “il popolo Chulaki... non appartiene al tuo sporco clan, pezzo di gak...” rispose Mani biascicando il finale di ogni parola.
    Squalo sentiva il cuore pulsare a mille. La tossina lo stava per vincere e solo grazie all’adrenalina accumulata gli era possibile rimanere cosciente. Raccolse le ultime forze e con una testata spezzò il collo allo sfidante suo conterraneo.


    Il peso del potere

    Il corpo del futuro Etja giaceva su un letto di foglie. Lì rimaneva da giorni e i suoi cari attendevano il risveglio per iniziare il rituale che avrebbe ufficializzato la sua carica. Lo sciamano si avvicinò al corpo e iniziò a cospargerlo di unguenti per alleviarne il dolore. Tutta l’epidermide era segnata dal passaggio della sostanza velenosa che aveva tracciato sul suo corpo una fitta serie di forme che lo sciamano scrupolosamente cercava di interpretare. Con sguardo rattristito si rivolse alla piccola schiera di persone. “Rathok parla chiaro attraverso il suo corpo. Non compirà mai il suo destino, ma cercherà lo stesso di realizzarlo per tutta la vita. Sta per svegliarsi, lasciamolo un attimo solo”.
    Dopo poche ore le palpebre si aprirono di scatto rivelando due occhi fissi in uno sguardo agghiacciato. La mandibola paralizzata come il resto del corpo riuscì a malapena ad aprirsi per lasciar fuoriuscire un urlo disumano. L’urlo di un uomo tornato dal mondo dei morti.
    I giorni trascorsi nel coma indotto dallo stress fisico e dalle tossine furono per Squalo un vero e proprio incubo. Non era la prima volta che aveva il potere di vita o di morte su altri esseri. Non era la prima volta che ha scelto di spegnere l’esistenza di altri viventi. Ma quelli non sono mai stati uomini come lui. La voce di Mani di Morte lo perseguitò durante il suo stato di incoscienza. Ovunque scappava in quel mondo senza spazio e tempo veniva raggiunto dal corpo morente e sanguinante della sua vittima. Al risveglio non trovò nessuno vicino al letto. L’unica cosa a fargli compagnia era il frutto del suo delitto. Di fronte a sé stava la testa di Mani, trattata con tecniche secolari per non far decomporre i tessuti organici, che nonostante senza vita da diversi giorni sembrava ancora capace di osservare con disprezzo Squalo.
    “prendi un pezzo di qualcuno che avrebbe potuto prendere tutto da te… stupide tradizioni Chulakiane” mormorò tra sé e sé mentre cercava di riappropriarsi dei propri arti ancora indolenziti da giorni di paralisi.
    Per lungo tempo dopo quell’avvenimento Squalo si sentì perseguitato anche nel mondo dei vivi dal fantasma del suo, non più, avversario. Non riusciva a dormire, nella foresta sentiva rumori che non c’erano e vedeva immagini che altri non vedevano. La disperazione lo portò ad abbracciare l’idea di fuggire da quel luogo di follia. Ma l’unico modo per un chulakiano di abbandonare il proprio pianeta è di arruolarsi nella guardia imperiale per servire un entità lontana e astratta come l’Impero dell’uomo. Questo a Squalo non importava. Avrebbe fatto di tutto pur di far cessare quelle voci strazianti che lo torturavano e un giorno di nascosto abbandonando dietro sé ciò che fino a non molto tempo fa considerava tutto il suo mondo e la sua vita, scappò arruolandosi nell’esercito imperiale.

    Un nuovo inizio

    -“altezza ?”
    -”circa due metri”
    Un paio di uomini in divisa stavano prendendo le misure del corpo di Squalo.
    -“peso ?”
    -“circa 120 kg, costituzione robusta”
    Le parole dei due sottufficiali rimbalzavano per la stanza.
    -”colore dei capelli e degli occhi?”
    -” bruni e marrone scuro”
    Squalo era però altrove. Sperava solo che allontanandosi dal pianeta avrebbe avuto modo di superare ciò che aveva fatto, anche se neanche lui sapeva il come.
    -”nome del soldato?”
    Nel frattempo il gigante nella stanzina che svettava sopra i gli altri soldati continuava a navigare nei pensieri,”forse non è stata una grande idea scappare da un omicidio per arrivare in un posto dove si commettono massacri. Ma d’altronde questa era la mia unica occasione. Solo Rhatok sa dove mi porterà questa scelta”.
    -”soldato il nome” rincalzò in modo severo chi dei presenti sembrava avere il grado più alto.
    -”Squalo di Terra” rispose il diretto interessato.

    I mesi seguenti furono trascorsi ad addestrarsi a un nuovo tipo di combattimento e ad un nuovo modo di vivere a cui i chulakiani non erano abituati. L’Impero considerava risorse piuttosto preziose le vite di quei selvaggi, perciò cercava in tutti i modi di far fruttare le loro potenzialità portando le loro capacità belliche ad un livello un poco più avanzato. Bastava far imparar loro il rispetto per la catena di comando, obbedire agli ordini senza metterli in questione e magari insegnargli l’utilizzo di armi più civilizzate di lance con punta di pietra scheggiata o spade con lame di ossa taglienti. In questi mesi Squalo conobbe Tricheco di Montagna un omone gigante proveniente dalla vetta più alta di Chulak che aveva già servito nell’esercito imperiale per diversi anni e si trovava lì col compito di addestratore. Il suo nome derivava dalla lunga barba raccolta in due dread lunghi mezzo metro che lo facevano assomigliare al noto animale che abitava le paludi del pianeta. L’addestramento tenne costantemente impegnati le reclute, ma soprattutto il dovere di eseguire gli ordini e l’impossibilità di affermare la propria volontà a proprio piacimento insegnarono presto a Squalo a gestire la sua personalità. La preparazione psicologica li stava trasformando lentamente in armi al servizio dei rispettivi ufficiali. Le allucinazioni iniziarono a svanire così come le voci del defunto Mani, ma al loro posto comparve nello strato più intimo e profondo della sua coscienza un gran desiderio di tornare a sperimentare quel potere sulla vita che ha avuto per un istante. Tornare ad uccidere ma con una nuova consapevolezza.
    Finiti i mesi di addestramento Squalo fu reclutato nel nuovo reggimento di fanteria leggera“ 13° Lame Avvelenate” composto dalle reclute appena addestrate. Per dieci anni combatté per l’Impero dell’uomo e per la sua sete di morte. Per dieci anni svolse missioni di ricognizione o spense insieme ai suoi compagni ribellioni su mondi colmi di vegetazione proprio come Chulak. Quando pensava che la propria esistenza sarebbe finita nella guardia imperiale un imprevisto sconvolse i suoi piani.
     
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    Ladruncolo di strada

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    È un bellissimo racconto, complimenti.
    Anch'io anni fa col vecchio gruppo di amici giocavo spesso a giochi di ruolo, perlopiù dungeons & dragons e cyberpunk.
    Al di là delle partite in se per se la cosa più bella e appassionate erano gli antefatti del personaggio, come hai fatto tu, bravo.
     
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    Ti ringrazio molto. Son sempre stato fanatico sulle storie dei miei personaggi e quando non so cosa fare cerco di inventarmi avvenimenti riguardanti la loro vita. Con questo lavoro cerco appunto di mettere in ordine idee che son sempre state sparse. Ad ogni modo tra non molto iniziano le sessioni che abbiamo giocato veramente e sarà una sfida vera e propria cercare di rendere fruibile da tutti una sessione di un gioco di ruolo
     
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    Aspetto con ansia la tua cazziata/recensione :P
     
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    Aggiungo l'ultima parte che collega la storia del personaggio all'inizio effettivo delle sessioni di dark heresy. Spero come al solito sia di vostro gradimento.


    L’Inquisizione non paga ad ore

    Quel giorno che Squalo ricevette visite insolite si trovava accampato con la sua unità in uno dei tanti “inferni color verde”, come venivano scherzosamente chiamati dai vari soldati, ossia quei pianeti abitati solamente da piante carnivore, predatori naturali, malattie tropicali, parassiti ed eretici. Venne a sapere che l’alto comando aveva ricevuto la richiesta da un’ importante autorità di fornirgli i migliori uomini a disposizione e che avrebbero goduto di una promozione. E lui era fra questi. Abbandonato il fronte, a malincuore tornò al quartier generale dove incontrò il colonnello a capo delle operazioni e insistette con lui di lasciarlo tornare assieme a suoi uomini a fare ciò per cui era nato, ossia combattere i nemici dell’Imperatore. Il colonnello riuscì a catturare la sua attenzione e a convincerlo delle nuove disposizioni, rivelandogli che l’organizzazione che avrebbe dovuto servire da ora era l’Inquisizione, sotto il comando del Lord Inquisitore Bruhl. Con lui, si sincerò l’ufficiale, potrà svolgere lo stesso lavoro ma in maniera ancora più efficiente dati i mezzi e la libertà d’azione di cui gode questa misteriosa organizzazione.
    All’ Inquisitore Bruhl però non servivano altri soldati. Possedeva già un esercito privato e professionale, ma soprattutto migliorato biologicamente e cognitivamente da un materiale radioattivo da lui stesso scoperto. Lui cercava solamente cavie per poter testare la pietra, che secondo lui avrebbe fatto compiere il passo successivo nella scala evolutiva all’umanità, su soggetti già pienamente sviluppati. Difatti l’esercito di Bruhl veniva reclutato su mondi appositamente contaminati da radiazioni per poter adattare l’organismo umano fin dalla nascita a questo materiale. Gli uomini, reclutati dall’Inquisitore-scienziato, provenienti da diversi mondi vennero sottoposti, con false promesse o con le minacce, agli stessi processi di potenziamento genetico. Molti di questi non ressero il bombardamento di radiazioni sprigionato dalla pietra “miracolosa” e il loro organismo collassò o ad alcuni addirittura esplose. La piccola percentuale di persone che sopravvisse al processo si risvegliò notevolmente cambiata. Quando Squalo si risvegliò dal trattamento la sua struttura muscolare ed ossea si era sviluppata a tal punto da raggiungere volumi di massa catalogabili come “abhumans” dai registri imperiali, ma nonostante questo sviluppo l’agilità si mantenne comunque elevata. Ad altri la massa cerebrale e la calotta cranica aumentarono drasticamente dimensione sviluppando poteri psionici. Alcuni ottennero vere e proprie mutazioni come ali o squame.
    Alla fine del suo studio Bruhl decise di impiegare le squadre di nuovi accoliti in missioni particolarmente rischiose per valutare la differenza di impiego tra i mutati dalla nascita e quelli indotti alle mutazioni da adulti. Squalo venne assegnato ad un team di ricerca sul campo per individuare presenze extra-umane e extra-aliene, classificate negli archivi come “demoni”, su un pianeta del settore di investigazione di Bruhl che non rispondeva più ai suoi contatti. Purtroppo la missione finì tragicamente. Uno degli uomini del team fu colpito e infettato da una maledizione demoniaca e Squalo mosso da un sentimento estremo di cameratismo preferì portarlo con lui alla base infrangendo il protocollo che indicava di abbandonare sul pianeta i compagni infetti. Al ritorno al quartier generale la squadra esploratrice venne processata attraverso la corte marziale con l’accusa di “attentato tramite armi batteriologiche di origine demoniaca ai danni del sommo Inquisitore Bruhl”. Il giorno prima della pena capitale Squalo però riscattò il favore da un amico che si era fatto all’interno dell’organizzazione e gli venne somministrato da questi un cocktail di sostanze che gli avrebbe permesso di simulare una reale morte per diversi giorni, sfuggendo così al processo. Nonostante il disappunto dei giustizieri nel sapere che il condannato si fosse suicidato, il suo corpo venne mandato a smaltire insieme ai rifiuti della nave inquisitoriale sul pianeta Eridanus IV dove fu trovato per caso dai servitori meccanici di un ricco nobile appassionato di guerrieri, militari ed esseri esotici. Fortunatamente per Squalo, lui soddisfava tutti questi parametri.

    Il cuore del chulakiano

    Il pianeta su cui ora si trovava, ossia Eridanus IV, era un classico mondo formicaio abitato da bilioni di uomini di tutti i tipi. Sulla superficie si trovava il palazzo del governatore planetario, principale polo di accumulo della ricchezza del pianeta, e lo spazio porto. I piani inferiori del mondo erano in mano alla criminalità organizzata capeggiata da due diversi tipi di persone. I ricchi commercianti a cui interessava tutelare i propri interessi illegali oppure i nobili che si divertivano a guerreggiare con i vicini in scontri tra bande armate per sentirsi anche solo per un attimo come i grandi generali della guardia imperiale. Squalo lavorava per un ricco nobile viziato appartenente a quest’ultima tipologia di persone. Prodigo Crassus, così si amava farsi chiamare, era appassionato di arte militare e adorava circondarsi di oggetti e persone fuori dal comune, a tal punto da spendere vere e proprie fortune pur di farseli spedire da lontano. Squalo di Terra fu un vero dono del caso per un amante del genere come lui. Un energumeno palesemente modificato geneticamente, il cui corpo era coperto di cicatrici e segni di battaglia con addosso ancora simboli di una cultura lontana e della sacra Inquisizione. Questo uomo era un bagaglio infinito di esperienza e storie da raccontare. Così Squalo passò i futuri cinque anni della propria vita al servizio di questo eccentrico personaggio. Il suo lavoro era semplice, assaltare carovane o proprietà di ogni genere di altri nobili come il proprio padrone e assicurarsi che nessuno osasse fare altrettanto con le ricchezze di Crassus.
    Ma nel mezzo di questa vita finora vissuta all’insegna della violenza e della brutalità il chulakiano conobbe per la prima volta una valida alternativa. Jessika, una povera barista che alternava pur di sopravvivere due lavori in due locali diversi, uno nel sottosuolo e l’altro in superficie vicino allo spazio-porto, divenne il nuovo fulcro dell’esistenza del grande chulakiano. Conosciuta durante una delle varie operazioni per il proprio capo, fece scattare un sentimento da sempre sopito che lo portò a riflettere sul senso del suo passato. Per la prima volta nella sua esistenza qualcuno era riuscito, con la sola forza di un sentimento a incrinare tutte le certezze e gli ideali che avevano orientato il suo agire. La cultura chulakiana, il cameratismo dell’esercito e l’indottrinamento dell’Inquisizione tutti apparivano come minuscoli e pallidi motivi di vita in confronto al sentimento che provava per lei e a cui non sapeva ancora che nome dargli. Era persino convinto di abbandonare il suo vecchio mestiere pur di vivere una vita più pacifica e onesta insieme alla sua compagna. Ma purtroppo il Destino prospettava ben altro per Squalo.
    Prima di uscire di casa salutò come sempre la sua compagna Jessika con tutti i convenevoli del caso. Dopo averla baciata si raccomandò con lei “allora se qualcuno osa toccarti basta dirmelo che lo raddrizzo io, non c’è bisogno che tu ti consumi le nocche per colpa di qualche idiota del gak”, Jessika rispose scherzosamente “lavoro qui da più di vent’anni e son sempre sopravvissuta anche senza le tue prediche!”.
    Nonostante la risposta più che eloquente della donna, sull’uscita Squalo si voltò ancora una volta per aggiungere un ultimo “fai attenzione mia cara”. Sentiva in cuor suo che qualcosa quel giorno non andava.
    Quando l’attacco dei pirati avvenne, il grande chulakiano era al quartier generale nel sottosuolo del suo capo. Questi conoscendo il reale destino della popolazione del pianeta decise di scappare, usando le navi di sua proprietà attraccate nello spazio porto. Squalo e il resto della guardia del corpo di Crassus, scortarono il loro padrone verso la loro unica via di fuga. Dato che il bar dove lavorava Jessika era poco distante dallo spazio porto il ricco nobile acconsentì, seppur poco convinto di ciò, alla richiesta del chulakiano di fare tappa da lei per portarla in salvo. Sulla superficie l’atmosfera era surreale. La gente correva in cerca di rifugi o vie di fuga mentre dall’alto con un ritmo baldanzoso volteggiavano degli strani veicoli volanti che a turno scendevano in picchiata sparando raffiche sugli abitanti del pianeta impauriti. Lungo le strade i soldati della forza di difesa planetaria assieme ad alcuni civili armati provavano a respingere quegli esseri eleganti e letali venuti dal cielo. Squalo si diresse insieme al gruppo verso il palazzo dove lavorava Jessika, facendosi strada tra la folla impaurita ed eliminando tutti i nemici in armatura violacea che si frapponevano tra loro e il loro obiettivo . Purtroppo arrivarono al bar in tempo per vedere partire il veicolo carico di prigionieri e Squalo tra il gruppetto di persone rapito scorse per un attimo la sua amata Jessika prima che il volante con un rombo di motori sparì dalla sua vista. In ciò che fino a qualche ora fa era il bar prima della devastazione apportata da quegli esseri venuti dal cielo, erano presenti ancora una cinquina dei loro uomini che si divertivano a torturare dei morenti civili. Squalo vedendo tutto ciò che ha amato davvero, nonché l’unica possibilità di cambiare radicalmente la propria vita, portato via verso un futuro incerto da degli esseri sconosciuti generò in lui una profonda rabbia, che offuscò quel briciolo di lucidità rimasta in lui in quella situazione disperata. Preso dal furore si gettò violentemente sui malvagi esseri. I suoi compagni non riuscirono a fermarlo in quella che sembrava una mossa suicida e furono costretti anche loro a gettarsi nella mischia. Il tizio, che Squalo provò a colpire con un fendente, scansò il colpo con una piroetta colpendo di rimessa con un pugnale avvelenato il chulakiano. Pensando che il veleno facesse il suo effetto quell’essere dalle movenze sovrumane non fu veloce come la prima volta quando dovette schivare il secondo colpo che arrivò come una saetta. Con un fracasso di armatura e ossa spaccate e un esplosione di sangue, il corpo cadde a terra senza vita con il cranio frantumato. Dopo pochi minuti ciò che rimaneva dei pirati venuti dal cielo era sparso per il bar e inzuppava completamente l’armatura di Squalo. Quella strage riuscì a placare per un attimo i suoi sentimenti di rabbia, ma la sete di morte tornò più forte che mai a guidare le azioni del gigante.
    Nel tentativo del gruppo di fuggire verso le navi vennero catturati anche loro e deportati su uno degli agili vascelli. L’aviazione imperiale continuava a combattere nei cieli contro il soverchiante numero di volanti nemici e un fortuito colpo di cannone laser colpì, sfondando, il fianco del vascello su cui era tenuto prigioniero Squalo. Piuttosto che rassegnarsi ad un futuro che non prometteva nulla di buono preferì cogliere l’occasione gettandosi dallo squarcio aperto sul fianco del volante. L’atterraggio fu piuttosto duro ma tenuto attivo dalla forza della disperazione e dall’adrenalina si incamminò zoppicando verso lo spazio porto. Qui un misterioso vecchio incappucciato seguito dalle sue due figlie stava per lasciare il pianeta a bordo di una nave quando vedendo la gigante figura del chulakiano avanzare malconcio verso di lui decise di aiutarlo e prenderlo con sé. Così Squalo devastato dalla perdita della sua amata, confuso e disorientato, abbandonò il pianeta oramai perduto. Ma ancora non sapeva che quel misterioso vecchio avrebbe portato il suo cammino verso una nuova missione, che forse avrebbe potuto riconciliare Squalo con se stesso
     
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    Apprendista delle armi

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    Ciao a tutti. Condivido con voi la narrazione delle sessioni che abbiamo giocato un pò rimaneggiata e romanzata per meglio adattarla a questo formato fatto di storielle. Manca ancora molto per coprire tutto il primo arco narrativo, ma inizio a condividere le nostre tre prime sessioni. Alcuni punti sono ancora da chiarire, soprattutto sul formato, ma spero che la lettura possa essere godibile ed entusiasmante quanto ha entusiasmato noi viverla in prima persona.


    Attraverso la tempesta

    Solo il rombo dei motori a propulsione cullava l’ingombrante silenzio che sovrastava nella stanza d’attesa, riccamente decorata di statue gotiche e di affreschi di santi sulle pareti, dove si trovavano tutti gli ospiti della Falco Millenario. Persone sconosciute tra loro e racchiuse in questo luogo si scrutavano mentre nelle loro menti violentemente si scontravano infiniti pensieri e preoccupazioni . Nessuno sapeva esattamente cosa sarebbe successo al proprio destino e di sicuro le presenze scomode di sconosciuti altrettanto preoccupati e diffidenti non aiutava a migliorare la situazione. La situazione era evidentemente tesa generando un atmosfera quasi soffocante. Gli sguardi dei presenti continuavano a incrociarsi nel vano tentativo di carpire anche la sola minima informazione, difatti l’unica persona che accennava a dialogare con qualcuno, il generoso e vecchio mercante Alleran non aveva intenzione di rivelare ancora nulla, temporeggiando con abili giri di parole ed evadendo così le loro pressanti richieste quando queste si presentavano. Era la prima volta che Squalo di Terra dopo aver passato intere giornate chiuso in camera a sfogare il proprio dolore, usciva per cercare un altro modo per passare il proprio tempo. Il tempo del dolore doveva finire. Sarebbe iniziato quello della vendetta e doveva raccogliere tutte le informazioni possibili per capire chi fossero quei pirati spaziali e dove fossero destinati i loro prigionieri. Quando entrò nella stanza dove era presente il bar della nave e tutti gli altri ospiti, con un rapido sguardo cercò di capire con chi avrebbe dovuto affrontare il viaggio. Mentre gli occhi scorrevano rapidi su ognuno di loro ragionava il più analiticamente possibile ...

    “Che gente del gak dovrebbe essere questa ? Quel tizio con la maschera antigas deve essere un tizio pericoloso se è costantemente sorvegliato da quei due. Non mi sembra un semplice criminale … i simboli che porta appresso e l’aura enigmatica che lo avvolgono fanno di lui un soggetto ancora più misterioso … e insidioso. Non sarà di certo il mio prossimo compagno di bevute. Quel tizio che porta degli impianti solari agli occhi in un luogo chiuso deve essere un pazzo … però aspetta, quella pelle così malsana mi fa pensare che magari sia semplicemente ammalato. Uhm … qualcosa non mi convince di quel tipo. Quel tizio meccanico dovrebbe essere un tecnoprete se non sbaglio. Solo a guardarlo mi viene noia con tutte le cazzate sul loro Dio robotico.”

    Mentre il gigante scambiava sguardi inquisitori con i silenti astanti una voce carismatica e squillante seguita da una pacca sulla spalla travolse Squalo.
    “ecco il gigante che stavo cercando per tutta la nave. Io sono Atreus Folgoris alto ufficiale della marina imperiale, vincitore nella Grande battaglia di Claymore dove da solo ho respinto grazie alle mie eroiche gesta e alla mia sublime e acuta prodezza militare decine di migliaia di rocambolesche navi dei pelle verde …. “

    Squalo passato il momento di sorpresa e ascoltando passivamente per i primi minuti la storia e le azioni di questo bizzarro personaggio lo interruppe bruscamente “che vuoi da me?”.

    Stupito dalla impertinente e maleducata interruzione l’ufficiale si ricompose subito e esclamò con un sorriso diplomatico “cercavo solo un compagno di bevute. Come puoi notare i qui presenti astanti non sono proprio il massimo della compagnia. Ma tu sei un guerriero proprio come me, raccontami un po' delle tue battaglie. Parlando di battaglie mi è venuta in mente quella in cui da solo ho praticamente annientato … “

    Ignorandolo palesemente Squalo si rivolse al barista chiedendogli la sostanza più alcolica che possedesse. Una tradizione dei criminali e dei nullatenenti che infestavano il sottosuolo di Eridanus che aveva fatto propria era quello di affogare i propri dispiaceri nell’alcool. Nella cultura di Chulak non esistevano aspetti così autodistruttivi. Ma lui non era più su Chulak e questo lo fece scontrare con sensazioni di nichilismo che pervadono mondi dove l’umanità era perduta come quelli formicaio tipo Eridanus.

    Quella notte tutti i passeggeri sperimentarono forti emicranie, incubi inquietanti e voci assordanti. Squalo giaceva contorcendosi dal dolore nel suo letto. L’unica causa a cui poteva additare i suoi dolori era l’alcool che aveva assunto al bar insieme a quella masnada di strani individui. “GAK, su Eridanus bevevo fiumi dei peggiori distillati del promezio presenti sul pianeta e ora mi ritrovo così per due gocce di liquori di alta qualità? Qualcuno deve spiegarmi come sia possibile questa diavoleria del cazzo”. Si spostò per scendere dal letto ma il suo corpo non rispondeva più alla sua volontà,come il giorno della prova finale contro Mani di Morte. La stanza iniziò a vorticare intorno a lui in un crescendo di allucinazioni e malessere. Preso dalla disperazione e quasi in procinto di assicurare la propria anima al Dio-Imperatore,il dolore cessò e la stanza e i suoi oggetti smisero di girare. La camera venne travolta da un profumo afrodisiaco che estasiava il gigante venuto da lontano. Squalo, in un momento di estasi, si sentiva tutt’uno con il piacere dei sensi e dell’anima. Con le sue mani riusciva a toccare e cogliere petali di bellissimi fiori che piovevano dal cielo sconfinato che si estendeva sulla camera, oramai senza soffitto. Una dolcissima melodia, smuoveva in lui desideri mai messi in luce dalla sua coscienza ma che ora era deciso di impugnare e soddisfare. Da uno dei raggi di sole che illuminava la stanza, come una creatura angelica scese una figura familiare a Squalo. Molto familiare. Con una rapida, aggraziata e sovrannaturale movenza si posò sull’estasiato corpo dell’esausto guerriero. “Jessica...io volevo salvarti...ma ho fallito. Questo senso di colpa mi perseguiterà per sempre…” riuscì solamente a sussurrare come trattenuto dalla forza del piacere. Ma nel rivelare i suoi più reconditi dispiaceri riusciva solamente a provare un’intensa gioia paragonabile a un orgasmo. La voce di quell’essere perfetto e armonioso con le sembianze di Jessica giunse con queste parole alle orecchie del chulakiano”Squalo non devi dispiacerti, sono venuta qui per portarti via con me. Seguimi e non dovrai pensare più a niente se non al nostro amore”. Con le sue mani avvezze da sempre alla morte tastò ogni lembo di pelle della creatura, accrescendo le sensazioni di delizia che sconvolgevano i suoi centri nervosi. La creatura visibilmente eccitata lo spronava a continuare in quel momento di gaudio “ oh si… seguimi e avrai questo e molto altro per tutta l’eternità! Vakrom…”, ma quando Squalo sentì quel nome le sue mani si fermarono. L’atmosfera paradisiaca calò di colpo e in un momento di lucidità chiese a quell’essere “come fai a sapere il mio nome? Non l’ho mai detto a Jessica”. Le mani di Squalo si posavano su più di due seni e molti altri erano presenti su quel corpo pallido. I fiori presenti nella stanza appassirono e si incendiarono. La melodia divenne un fischio assordante e l’essere si rivelò per ciò che era sempre stato. Una creatura del Warp, pallida come un cadavere, munita di due chele al posto delle mani e dalla cui schiena si estendevano centinaia di tentacoli. Squalo la spinse lontano da sé e questa con un urlo disumano sparì via. Squalo si risvegliò sudato nel letto e guardando stupito il pavimento vide i resti di fiori carbonizzati sul pavimento senza ricordarsi di come fossero giunti nella sua stanza.

    I membri dell’equipaggio della nave correvano come dei forsennati, urlando in ogni camera ai passeggeri di svegliarsi. La situazione poteva precipitare da un istante all’altro infatti i marinai urlavano che gli scudi che proteggevano la nave in viaggio attraverso il Warp erano danneggiati. Un marinaio agitato, quasi impazzito, urlò a Squalo e ai suoi vicini di stanza di seguirlo nella zona motori della nave per provare a rimediare alla situazione. Il tecnoprete, i due personaggi misteriosi compresi i carcerieri e Squalo seguirono il marinaio dall’altra parte della nave. La situazione era piuttosto preoccupante poiché i sistemi di difesa Gellar adibiti a tenere fuori dalla nave la minaccia del Warp mostravano seri segni di danneggiamento causati dalla negligenza nella manutenzione da parte dell’equipaggio. Durante la fase di restaurazione si rivelò che il tizio scortato dai suoi carcerieri era un abile meccanico e gran conoscitore dei sistemi difensivi degli scudi Gellar, infatti insieme al tecnoprete procedette rapido nella sistemazione del meccanismo. Più passava il tempo e più i passeggeri della nave mostravano chiari segni di follia. Squalo a stento manteneva la lucidità ma il marinaio vicino a lui era ormai perduto nella follia. Si era immobilizzato con lo sguardo fisso nel vuoto, mentre l’arcata di denti inferiore continuava a sbattere contro quella superiore e il corpo era costantemente scosso da tremori e tic nervosi. Il sudore aveva formato una piccola pozzanghera sotto di lui e fiumi di sangue iniziarono a uscire da ogni cavità del corpo, ma anziché depositarsi sul terreno andarono a sedimentarsi lungo le pareti della sala motore disegnando simboli maledetti e oscuri. Parole di paura miste a quella che sembrava un’arcana preghiera ostacolate dal digrignare dei denti fuoriscivano dalla sua bocca e i presenti iniziarono ad allontanarsi mentre la sua condizione peggiorava. In poco tempo con un esplosione di carne e sangue il povero marinaio non era più a fianco a loro. Al suo posto si ergeva una creatura mostruosa e deforme fatta di muscolatura senza pelle e tentacoli.

    L’inferno sceso in terra

    I muri della sala motori costellati di incisioni e altorilievi dedicati all’Omnissiah avevano cominciato a piangere sangue. Il pavimento in acciaio sembrava ribollire e deformarsi dal calore che si era venuto a formare. L’aria era diventata tutto d’un tratto irrespirabile, ma soprattutto una nebbiolina sovrannaturale rendeva distorta la visione di ciò che toccava. Il tessuto ontologico del reale sembrava collassare da un momento all’altro trascinando chissà dove la nave e i suoi passeggeri. Nessuno sapeva bene quello che stava realmente accadendo ma tutti sapevano chiaramente che lo scudo Gellar avrebbe dovuto essere risistemato, per non subire lo stesso destino del marinaio o chissà quale altra straziante sorte. La mostruosità che stava di fronte a loro impiegò qualche secondo prima di dare segni di vita. Ma quando lo fece, i suoi movimenti rivelarono le sue intenzioni, ossia fermare la riparazione dello scudo Gellar. Senza perdere un secondo Squalo sradicò una leva che si trovava di fianco a lui e si frappose fra l’essere venuto dal nulla e i due meccanici. La creatura vedendosi sbarrata la strada pensò di sbarazzarsi facilmente del suo ostacolo e così con un colpo di tentacolo cercò di schiantarlo via. Ma la sua carne corrotta e marcescente incontrò l’arma improvvisata di Squalo a metà tragitto e il chulakiano rispose all’offesa con un pugno su ciò che sembrava la testa di quell’essere. Questi si fermò nella sua avanzata osservando il suo nemico attraverso i suoi cento occhi e con un grugnito infernale lo afferrò con tutte le sue estremità in una presa stritolante. Approfittando della distrazione dell’orripilante creatura il misterioso essere malaticcio che aveva accompagnato i due meccanici, sgusciò dietro di lei e con un rapido movimento estrasse dalle profondità del suo cappotto un coltello che andò prontamente a penetrare le carni di quell’essere maledetto. Un fiotto di liquame lo investì e una delle tante estremità lo raggiunse scaraventandolo contro una colonna. Squalo trovandosi sollevato da terra, ancora stritolato dai tentacoli, e quasi nelle fauci della creatura approfittò dell’inattenzione di questa per ferirla con una testata in un punto che riteneva vitale. La bestia sconvolta dal dolore lo lasciò cadere e i due carcerieri che erano gli unici sulla nave che avevano il permesso di portare le armi appresso sfruttarono l’occasione per riversare sulla tentacolare creatura il fuoco delle loro armi automatiche. Ferita a morte si accasciò a terra, riversandosi nel suo liquame. Squalo rialzandosi e scrollandosi di dosso schizzi vitali della bestia esordì dicendo con un ghigno “vi siete goduti lo spettacolo eh? Ma come potete vedere c’è spazio per una sola bestia su sta nave”. Il tizio incappucciato, pieno di simboli particolari si voltò verso il chulakiano e con un cenno di dissenso e molta aria di superiorità lo contraddisse “l’unico motivo per cui siete riusciti ad eliminare, solo fisicamente aggiungerei, la manifestazione materiale del warp non va ricercata nelle vostre inutili armi. Attivando lo scudo Gellar abbiamo, io e il qui presente tecnoprete, tagliato la fonte del potere che alimentava la creatura. Come volevasi dimostrare solo la conoscenza di ciò che si va ad affrontare permette la vittoria finale. Temo però che l’uso della violenza non finirà presto. Ipotizzo a buon ragione che altre persone siano state incapaci di non precipitare nella follia caotica generando quelle forme materiali di malvagità”. Squalo con aria beffarda rispose alla frecciatina di quell’essere protetto dalla maschera antigas “d’altronde avevo iniziato solamente a scaldarmi”.

    La sala comando era una distesa di sangue e cadaveri. I membri dell’equipaggio e i passeggeri sparsi in pezzi per tutta la stanza o appesi sulle colonne e le statue sembravano riadornarla per un rituale infernale. Ma la sorte peggiore toccò a chi ora non poteva riposare al cospetto dell’Imperatore. A chi la propria anima venne divorata dagli dei del caos e il proprio corpo divenne ospite del caos in tutta la sua potenza, portando devastazione a tutto ciò che incontrava. Una dozzina di mostruosità puntava ora verso il gruppetto che aveva appena raggiunto il luogo della carneficina. Squalo e gli altri raccolsero le armi dei marinai caduti e provarono a respingere l’orda del male, ma solo il repentino aiuto di Alleran e delle sue due figlie poté svoltare l’esito della battaglia. Le creature cadevano sotto i colpi devastanti delle armi che sfoggiava il trio. Le due donne, nascoste sotto un mantello che tradiva la vista di una spessa corazza nera, volavano per la stanza come angeli della battaglia in tutto il loro splendore, cantando litanie di adorazione dell’imperatore e odio verso i mutanti e gli eretici. Alleran nonostante il peso dei suoi anni si fece valere in quello spettacolo di eroismo abbattendo i mutanti con un’arma che Squalo mai aveva visto prima. Un raggio di calore potentissimo perforava e scioglieva tutto ciò con cui entrava in contatto. Quando calò il silenzio sulla stanza, i sopravvissuti lordi di materiale organico si fissavano ansimando e con lo sguardo stralunato. Il chulakiano pensò di infrangere quella surreale quiete complimentandosi con le due donne a modo suo “non potete essere figlie di Alleran. Ditemi la verità anche voi venite da Chulak …” ma non fece in tempo a finire la frase che si sentì un forte rumore e tutto il gruppo cadde a terra. Alleran, prono, sussurrò solamente “la nave sta per schiantarsi sul pianeta ...”

    Un posto come Chulak

    Nel centro di comando della Falco Millenario l’allarme era a livello EMPEROR 1, ossia la gravità massima di pericolo. Ogni marinaio era impegnato ad un timone o ad un sistema arma mentre gli ufficiali cercavano di coordinare il più possibile il personale della nave nel tentativo di recuperare abbastanza potenza dei motori per un atterraggio di emergenza. Come se non bastasse il pianeta Xv-105 era noto per le sue centinaia di migliaia di asteroidi che orbitavano intorno e che ora sferzavano la nave ancora in caduta libera dopo il guasto ai motori causato dall’incidente agli scudi Gellar. “sistemi di arma pronti, signore” gridò per farsi sentire tra il trambusto della sala comando l’ufficiale dell’artiglieria navale. “bene, fuoco a volontà sugli asteroidi. Non voglio che questa nave diventi uno scolapasta.”rispose con innaturale calma il comandante della nave Jean le Solitaire. Questo veterano della Marina imperiale che poteva vantare il suo notevole contributo nella guerra contro i caotici durante la dodicesima crociata nera aveva imparato a gestire i momenti di stress a modo suo. Ma non senza l’ausilio di qualche sostanza inebriante come un buon liquore. Ora comandava una piccola voidship di una compagnia privata, ma alcuni pericoli dello spazio non sarebbero mai cambiati. E proprio per questo continuava a navigare, perché dopo tutto era un uomo d’azione. A pochi km di distanza dalla superficie planetaria, dagli altoparlanti della nave la voce di Jean squillò singhiozzando metallica “ragazzi tenetevi forte... *sigh* … Potrebbe essere il vostro ultimo atterraggio”. La nave assunta una posizione parallela rispetto al pianeta iniziò a strusciare il proprio fondo sul terreno abbattendo distese di alberi e piccole montagne. Quando finalmente si fermò, lasciò dietro di sé un solco lungo chilometri, come un aratro nel campo di un contadino la nave aveva lasciato dietro di sé una profonda ferita nella rigogliosa vegetazione. Dopo pochi minuti i primi contusi iniziarono a sciamare fuori dalla nave, urlando il nome del mercante Alleran, proprio come se lo stessero cercando per accertarsi che non fosse morto nell’impatto. Nel frattempo Squalo aiutava i superstiti spostando le macerie che li avevano sepolti e portandone fuori quanti più poteva. Quando Alleran uscì sostenuto dalle sue figlie e scortato da Squalo e il resto del gruppetto i sopravvissuti gli corsero intorno, urlando e festeggiando. Nei festeggiamenti qualche civile o marinaio si lasciava sfuggire qualche appellativo che spiazzava Squalo e i suoi nuovi amichetti. “signore”, “signor inquisitore”, “mio lord” conditi da tutti quei saluti di ringraziamento all’Imperatore che parevano molto strani agli occhi di chi era stato molti anni soldato e per molte volte ha rischiato la vita. Lentamente Squalo si girò verso le persone di cui più si fidava, ossia il tecnoprete e il misterioso malaticcio, e disse senza voler destare sospetti “sti qua non sono semplici soldati del gak. Quel vecchio mercante deve avere più risorse di quanto ci ha rivelato”, allorchè l’essere infermiccio gli rispose “vedo sigilli di purezza. Sono luridi accoliti inquisitoriali. Quelle due mi paiono molto di più di schifosi soldati dell’inquisizione, stiamo attenti perché nessuno qui ha i trascorsi così nitidi da non incappare in una futura punizione e …” disse mostrando il collare bomba stretto al collo “ tutti noi sappiamo che le punizioni di sta gente non sono mai gradevoli”. Ponzio pelato, quel pericoloso individuo sempre munito di maschera anti-gas e sorvegliato dalle due guardie per uno scherzo del destino si trovò lui a decidere delle sorti dei suoi carcerieri. Uno oramai era perso, difatti una lamina di metallo lo aveva trafitto nel busto perforando i polmoni e danneggiando altri organi interni. Ma l’altro si trovava bloccato tra le macerie che implorava aiuto. Ponzio raccolse delicatamente una pistola che si trovava per terra, gustandosi ogni secondo di potere che aveva sul suo ex padrone. Altrettanto lentamente la puntò verso la testa che sporgeva dai detriti. Un boato risuonò nella stanza. Il cacciatore di taglie quando riaprì gli occhi vide il foro del proiettile a pochi cm dalla sua testa e Ponzio che spostava le lamine di metallo per liberarlo. Nel frattempo anche Atreus Folgoris raggiunse gli altri. A petto gonfio e testa alta proclamò alla folla, che fino a quel momento non lo aveva notato “la vittoria non si ottiene senza sacrifici. E come ogni vittoria abbiamo perso tutti molto, ma grazie alla mia abilità e al coraggio di intervenire ai comandi di riserva a poppa al momento giusto ho potuto evitare un disastro più grande…”. Non fece in tempo a finire il suo proclama che un coro disorganizzato si levò dal gruppo dei marinai “balordo mentitore, ti abbiamo visto alle scialuppe di salvataggio che provavi a fuggire!” suscitando le risate di tutti i sopravvissuti. Mentre tutti ridevano e Atreus tentava di ripristinare il proprio onore con scuse improbabili, Squalo guardava alle distese di alberi e al brulicare di vita che lì si annidava e il suo pensiero corse al pianeta da cui è sempre fuggito, “Un posto come Chulak”.
    La catena alimentare
    Alleran bisbigliò all’orecchio di un tizio che sembrava possedere il grado più alto nel gruppetto di soldati e questi riferì, urlando, all’intera folla di sopravvissuti ciò che sembrava aver appena ascoltato dal vecchio mercante “allora il quartier generale si trova a una cinquantina di chilometri da qui per cui entro fine giornata dovremmo arrivare a destinazione se avanziamo in rapido ordine di marcia, poiché non conosciamo bene la strada e potremmo incappare in ostacoli di varia natura. Sarebbe preferibile essere a cuccia prima di sera perché di notte la foresta si anima di predatori di vario tipo e non voglio passarla nello stomaco di un orso gigante. Dalla base mi riferiscono che è in corso una rivolta della popolazione locale contro le strutture imperiali tra cui il quartier generale dove abbiamo il rendez-vous, per cui non possono venirci a prendere né mandare rinforzi. Ci hanno riferito inoltre che supportano le rivolte utilizzando dei patetici animali locali, ma se seguite i miei ordini questo percorso infernale sarà solamente un rilassante ed esotico safari nella giungla. I fanti scelti apriranno la strada e si disporranno ai lati, i marinai si schiereranno in mezzo formando il corpo centrale della fila… voi laggiù in fondo. Si dico a quel tizio grosso e barbuto e il suo gruppetto di amichette, bene voi chiuderete la fila. Ora in marcia e l’Imperatore protegge.”“arrogantello del gak” pensò Squalo “questo posto è la mia casa e non ci sto a prendere ordini da un culo liscio. L’unica sua fortuna è di essere in compagnia, perché altrimenti avrei pensato a lui nella foresta. E lei sa mantenere i segreti”.

    Durante il tragitto il gruppetto di sbandati al fondo della fila ne approfittò per imparare a conoscersi meglio. Squalo con il suo atteggiamento estroverso e rumoroso, accompagnato da una bassa e forte voce, raccontava di alcune storie del suo passato ricevendo occhiate di consenso dagli ascoltatori. Ponzio Pilato parlò semplicemente delle sue ricerche sul Warp, ma quando specificò l’essenza di questa dimensione immateriale in cui si proiettano le ombre psichiche degli esseri desideranti come l’uomo, suscitò le risate di Squalo mentre il tecnoprete e il malaticcio lo fissavano torvi. “senti amico, non ti conosco ancora bene ma le magie di cui parli non hanno senso. Mi sei simpatico per cui ascolto le tue storielle, ma non pensare che io le prenda sul serio!” gli disse il chulakiano sghignazzando. Quell’essere silenzioso e malaticcio disse solamente il proprio nome “io sono Biaspon”, senza aggiungere nessun’altro dettaglio. Il tecnoprete con voce robotica dichiarò il proprio nome, Teknofolle, e limitandosi a guardare male Ponzio iniziò a parlare della saggezza e della potenza dell’Omnissiah e di tutte le volte che ha guidato la sua mano. I loro discorsi vennero interrotti da un ruggito seguito da tonfi di alberi abbattuti. Il rumore in poco tempo si avvicinava sempre di più. L’ufficiale alla guida urlò di correre e disperdersi, ma i suoi comandi causarono disordini e malumori poiché molti erano feriti e non sarebbero riusciti a scappare abbastanza velocemente. Visto il momento di panico e confusione Alleran prese l’iniziativa, ordinando con voce autorevole una formazione a conca in modo tale da intrappolare la bestia in un muro di fuoco. “miei uomini coraggiosi. Ciò che corre verso di noi è una delle tante prove che l’Imperatore ci pone per testare il nostro coraggio. Il rumore che causa rimbomba per tutta la foresta. La sua stazza abbatte gli alberi. Ma non disperate perché il suo cuore non batte per l’Imperatore. Uomini, restiamo uniti e faremo mangiare il sacro fuoco a quella creatura che osa sfidare la nostra volontà”, disse Alleran spronando la truppa. I soldati occuparono le loro posizioni e aspettarono in silenzio l’arrivo della bestia.

    La bestia

    Uno dopo l’altro gli alberi cadevano come birilli, mentre il suolo tremava sotto il suo passo che era diventato corsa. Alla fine il mostro abbatté gli ultimi alberi che lo ostacolavano dal gruppo di bersagli, mostrandosi in tutta la sua maestosità. In alcuni pianeti era chiamato Rinoceronte Magno per la sua stazza e il suo corno enorme, in altri semplicemente “l’abbattitore”. A differenza dei suoi simili in stato brado, questo era completamente corazzato con spesse lastre d’acciaio che gli proteggevano tutto il corpo, inoltre sul dorso ospitava una casamatta da cui gli occupanti facevano piovere sulle file imperiali un disordinato fuoco di soppressione. La risposta non si fece attendere e una disciplinata salva di colpi si schiantò contro la creatura facendola spaventare e quasi impennare, rischiando di far cadere i propri padroni. Ma appena essa si rese conto che i danni del nemico potevano al più infastidirla si gettò a capofitto contro alcuni marinai, travolgendoli nella corsa. Alleran vedendo i suoi uomini esitare comandò di concentrare il fuoco sulla casamatta in modo da farla tacere, perché le sue armi stavano ottenendo l’effetto desiderato, ossia costringere alla copertura difensiva i fanti imperiali. Unendo il fuoco delle armi pesanti e dei fucili laser standard finalmente le vite dentro la piccola fortificazione si spensero rendendo la bestia incontrollata, ma anche più feroce. Squalo e Biaspon con un occhiata d’intesa si lanciarono da dietro contro di essa, provando a salirgli in groppa alla ricerca di punti vulnerabili. La bestia sentendosi infastidita dai due esseri tentò in ogni modo di scrollarseli di dosso ma Biaspon con la sua agilità sovrumana era già montato sopra mentre Squalo aggrappandosi alle sue scaglie riuscì a resistere agli scossoni. Non appena furono saliti iniziarono a colpire una fessura tra due lastre che lasciava scoperta la giuntura tra torso e testa e i loro colpi si mostravano efficaci ma non ancora sufficienti per uccidere la creatura. Il dolore lancinante dei colpi ben assestati percorse il suo corpo e presa da una furia cieca si lanciò contro altri soldati, ma questi prevedendo i suoi movimenti si scansarono all’ultimo, facendo si che la bestia si schiantasse contro delle rocce. Preso da un momento di follia causata dall’invidia e dalla voglia di riscatto agli occhi dei suoi uomini Atreus Folgoris si lanciò verso la bestia con un grappolo di granate a frammentazione e con un rapido movimento le incastrò nella sua bocca. L’esplosione che subito dopo ne fuoriuscì lo travolse ferendogli il braccio e facendolo crollare inconscio a terra. L’esplosione nel palato debilitò notevolmente la creatura e Alleran vedendo che il piano folle e audace di colpirla dalla sommità si stava rivelando efficace, con un lancio preciso gettò la pistola verso Squalo. L’enorme creatura presa da scosse di dolore lo fece cadere, rendendolo incapace di intercettare l’arma lanciata da Alleran, ma Biaspon con un salto agile e leggero la prese al volo. Ciò che aveva lanciato il mercante non era una semplice pistola e appena Biaspon premette decisamente il grilletto verso la testa della creatura un raggio incandescente sciolse istantaneamente le piastre e penetrò la carne, lasciando una voragine di carne ustionata e puzza di bruciato. La bestia presa dal dolore lacerante si scrollò violentemente di dosso i due suoi carnefici per poi gettarsi a capofitto nella foresta, scomparendo alla vista dei festeggianti soldati. Purtroppo i marinai investiti erano morti nell’impatto e Alleran e Jean le Solitaire organizzarono una rapida sepoltura accompagnata da preghiere per elevare le loro anime all’Imperatore. Riorganizzata la truppa e aiutati i feriti, il gruppo si diresse al quartier generale e lo raggiunse all’imbrunire proprio quando negli ultimi tratti di foresta si iniziava a sentire il ruggito dei predatori notturni. Fuori dal QG c’erano distese di cadaveri di gente con una maschera di legno e di animali grossi come quello che avevano affrontato lo stesso giorno e le stesse mura e postazioni della base erano state abbattute. Il gruppo superò i cancelli ed entrò nell’edificio, che si rivelò una vera e propria struttura militare con una tecnologia però molto più avanzata rispetto i soliti centri della guardia imperiale. Squalo stava osservando incuriosito Alleran dare ordini a quelli che sembravano figure di spicco all’interno della base quando d’un tratto sentì una manata poderosa sulla spalla seguita da un’esclamazione che sembrava più un ruggito “Squalo, quanto tempo ? Anche tu lavori per l’Inquisizione?”.

    Vecchie conoscenze e nuovi impieghi

    Squalo, stupito, riusciva a stento a non dimenarsi come un folle e subito ricambiò la manata, susseguita da un abbraccio impulsivo.“Tricheco ti credevo morto su Alpharos… l’ultima volta che ti ho visto eri sdraiato in coma su una barella. Che gak ti hanno fatto per rimetterti in piedi?”. “ecco, Alleran si è preso cura di me. Mi hanno detto che una tecnologia xenos colpendomi deve aver fulminato la gran parte dei centri nervosi del mio corpo, causando una specie di … come la hanno chiamata i dottori … ah si “coscienza dormiente”. Ti garantisco Squalo che sarebbe stato più piacevole finire nelle fauci di un Glorco che rimanere immobili e instupiditi per mesi. Alleran deve avermi ritenuto una risorsa importante se ha speso così tanto tempo e tecnologia per rimettermi in sesto… lo stesso deve valer per te, se oggi ti ritrovi qui”. Squalo seguiva il discorso attentamente e passò repentinamente da uno stato di euforia ad uno stato di scetticismo e dubbio causata dall’enigmatica figura del vecchio commerciante. Con tono inquisitorio e avvicinandosi al gigante di fronte a lui gli chiese, quasi bisbigliando “quindi chi è veramente Alleran?”. Tricheco guardò stupito il suo compaesano e con sguardo accigliato gli rispose “ma come Alleran non vi ha detto quale sarebbe il suo compito nell’Impero dell’uomo? Lui è nientepopodimeno che …”, non fece in tempo a finire la frase che il diretto interessato si frappose nel dialogo, “l’universo è così grande, ma anche piccolo al punto che addirittura due persone perse dentro di esso possano ritrovarsi, dopo così tanto tempo. Squalo, ora però seguimi che devo farti una proposta. Se accetterai avrai tutto il tempo che vorrai per continuare il tuo dialogo con Tricheco di Cielo.”
    I due percorsero rapidi i corridoi che li separavano dall’ufficio di Alleran. Nella stanza erano già presenti le nuove conoscenze che si era fatto Squalo durante il viaggio. Biaspon era appoggiato al muro con le braccia conserte e la testa abbassata e incassata tra le spalle, Ponzio stava guardando dalla finestra farneticando e muovendo compulsivamente le mani al ritmo delle sue cantilene mentre Teknofolle era seduto accucciato con le mani di fronte al suo viso bionico in segno quasi di preghiera. L’atmosfera era tesa e quasi resa irrespirabile dal flusso di pensieri che sembrava percorrerla. Tutti e tre sembravano dover prendere scelte radicali per le loro vite. Adesso sarebbe toccato a Squalo decidere il proprio destino.
    “ho osservato te e i tuoi compagni in azione sia sulla nave e sia sul pianeta, inoltre il vostro passato parla per voi. Le vostre anime, nonostante le vostre torpide attività, sono pure e la vostra volontà ferrea, altrimenti sareste impazziti sotto l’influsso del Warp. La tua costituzione e abilità in guerra, proprio come le abilità letali d’assassino di Biaspon e le conoscenze legali ed esoteriche di Teknofolle e Ponzio possono servire in modo migliore l’Impero di quanto possiate mai fare da soli. Ascolta Squalo di terra, io sono Alleran Valiskis, lord Inquisitore dell’ordo xenos, che ha giurato con la propria vita di difendere l’umanità dalla minaccia aliena, promettendo di estirparla ovunque essa si annida. Accetti tu dunque di unirti a me e alla mia unità, per perseguire questo nobile scopo?”
    Il chulakiano scoppiò a ridere quando afferrò nella sua interezza la situazione, per poi rendersi conto del suo atteggiamento inopportuno e sgradito. Solo allora si ricompose e rispose all’Inquisitore “la mia vita ha perso ogni senso dopo che quei bastardi mi hanno portato via Jessika e con lei ogni promessa di un futuro migliore. Io da solo non so gestirmi in questo universo del gak per cui posso anche accettare. A patto che tu mi prometta che la faremo pagare a quei maledetti corsari. In nome del tuo Impero e della mia Jessika”. Alleran colse la tristezza dalle parole e dagli occhi del guerriero e gli promise che a tempo debito avrebbe potuto regolare i conti con i suoi odiati nemici. Uno ad uno anche gli altri dopo un tempo che sembrava un’eternità accettarono il loro nuovo compito. Alleran entusiasta dei nuovi acquisiti, non vedeva già l’ora di provarli in azione e cercando di mascherare la propria eccitazione disse in modo distaccato “Sono lieto del fatto che abbiate accettato il vostro nuovo posto nell’Impero. Purtroppo non potrete avere l’addestramento base fatto di nozioni di Scolastica avanzata e altri concetti utili a fortificare la vostra mente poiché su questo pianeta abbiamo un’urgente emergenza a cui far fronte. Ma immagino che voi siate uomini d’azione per cui non ne sentirete la mancanza. Al piano di sotto il comandante colonnello Cyrus sta spiegando i dettagli della prossima missione per cui passate di lì e poi andate a rifornirvi nell’armeria di tutto ciò che potrebbe servirvi. Si parte fra due ore”.

    Il primo giorno
    “per i nuovi arrivati, io sono il colonnello Cyrus e avrò l’onore di dirigere le operazioni militari su questo pianeta per ordine dell’Inquisitore Alleran. Partendo da qui, il mondo come avranno potuto notare gli sguardi più fini, è stato un famoso mondo forgia che molti secoli fa è stato devastato da una “Waaagh” di pelleverde. Deve essersi rivelata una delle tante scorrerie che compiono quei funghi malnati lungo le frange esterne del nostro amato Impero perché non hanno lasciato nessuna traccia del loro passaggio, salvo chiaramente distruzione. Dopo anni di isolamento, la natura è tornata a essere la padrona in questo mondo ripopolando di animali, che si pensavano estinti, e riportando ampie zone del pianeta ad una florida ma pericolosa vegetazione. La parte interessante inizia ora, alcuni tentativi di ripopolare il pianeta attraverso l’invio di unità di colonizzazione, tra cui molti veterani della guardia imperiale, si sono dimostrati inefficaci. Anzi dopo poco tempo i contatti cessavano in modo misterioso. L’Inquisitore Alleran ritiene che su questo pianeta sia presente un artefatto che non possiamo permettere cada in mani nemiche e i suoi lunghi studi lo hanno condotto qui. Ma da quando abbiamo fondato le prime basi in zone strategiche per meglio controllare i punti chiave, ondate di ciò che sembrano essere uomini, si sono schiantate contro le nostre difese. Purtroppo i punti più deboli o costruiti per ultimi sono stati soppressi e non abbiamo più notizie da settimane da parte dei difensori. Che l’Imperatore li abbia in gloria. Chi siano questi selvaggi ancora non lo sappiamo e sarà uno dei tanti quesiti a cui le vostre indagini dovranno dare risposta. Per ora ipotizziamo siano in qualche modo discendenti dei primi coloni, ma ancora non sappiamo il perché dei loro attacchi. La dottrina di combattimento di questa presenza selvaggia privilegia assalti frontali, contando sulla netta superiorità numerica e sull’appoggio di una vasta gamma di animali che sembra abbiano addomesticato e che usano come arieti di sfondamento. Sono rozzi ma non sottovalutateli. Conoscono sto pianeta meglio di chiunque altro e molti dei nostri sono caduti in imboscate”. Cyrus prese fiato e bevve un bicchier d’acqua per inumidirsi la bocca secca. Tra la folla composta da una trentina di uomini si levò una mano e la voce di uno dei soldati di Alleran risuonò nella stanza “cosa dobbiamo fare adesso, colonnello Cyrus?”. L’alto ufficiale riprese a parlare “beh è semplice. Alleran e il suo team di topi da biblioteca hanno scoperto che lungo il pianeta sono presenti dentro delle basi fortificate, mappe di esso e delle sue strutture di secoli fa quando era ancora amministrato dall’Adeptus Mechanicus. Mi pare le abbia chiamate Cartographer. Ogni squadra avrà il proprio obbiettivo e fate attenzione. Le difese potrebbero riconoscervi come intrusi e attaccarvi. Ma prima di andare diamo il benvenuto ai novellini che si sono aggiunti alla nostra unità”. Tutti i presenti iniziarono ad applaudire e fischiare verso le quattro figure che si ergevano timide verso il fondo della stanza. Squalo accolse con cenni di assenso le feste, applaudendo e fischiando lui stesso, mentre Biaspon si limitò a tirare su per coprire il viso, il bavero del cappotto. Teknofolle rimase invece impassibile e in tutto quel baccano Ponzio fissò intimorito la folla e preso dalla agitazione si allontanò dal gruppo mormorando fra sé e sé.
    La ufficialmente neo-formata squadra si diresse con un veicolo corazzato del tipo Rhino insieme ad un altro corazzato dello stesso modello appartenente ad un altro team, nel fitto della foresta verso il proprio obbiettivo. All’interno c’era anche Alleran e le sorelle della battaglia Marta e Milena, che avevano finto sulla nave di essere le figlie dell’Inquisitore per non rivelare le proprie identità. Alla variegata squadra era stato agganciato anche Atreus Folgoris, seppur ancora malconcio dopo l’incidente con l’esplosivo che lui stesso aveva piazzato. Squalo tra un balzello e l’altro causato dalle asperità del terreno, non riusciva a smettere di fissare l’altezzoso ufficiale di marina senza sghignazzare. Questi sentitosi provocato gli rispose con tono arrogante “mai visto un eroe di guerra ferito?”, ma il chulakiano cercando di mantenere una parvenza di serietà ribatté “i veri eroi sono quelli che rimangono sul campo di battaglia. E poi quell’esplosione ti ha solamente sporcato un po' quei bellissimi vestiti, tutti adornati. Ehi, Inquisitore Alleran questo soggetto non fa parte dell’Inquisizione” virgolettando con le mani l’ultima parola “perché dovrebbe venire con noi ?”. Alleran lasciando cadere la frecciatina verso il già sbeffeggiato Atreus, rispose semplicemente che le sue forze erano troppo esigue e che per il momento avrebbe impiegato qualsiasi uomo presente nella base. Mentre chiacchieravano in attesa dello sbarco un boato sconvolse i timpani del gruppetto. Il pilota gridò che non avrebbe potuto portarli più avanti di così poiché si trovavano sopra un campo minato non tracciato dalle mappe in loro possesso. Costretti a scendere per proseguire a piedi videro di fronte a loro il Rhino che apriva la strada con un cingolo srotolato a causa dell’esplosione e la seconda squadra già pronta per l’avanzata. Dopo una decina di minuti di avanzata facendosi strada con dei speciali rilevatori di metallo per evitare le mine, giunsero nei pressi dell’edificio che ospitava il Cartographer II, ossia la mappa principale del pianeta. I due soldati che aprivano la strada non appena scorsero da lontano la costruzione invasa da piante rampicanti, si voltarono verso il resto del gruppo che si muoveva cautamente tra la vegetazione e urlarono “edificio in vista, a 3 min… “ ma non fecero in tempo a finire la frase. Una scarica automatica di colpi li raggiunse istantaneamente e in un attimo si ritrovarono a terra, inzuppando il terreno con il loro sangue.
     
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