La figlia di Odino

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Tenente

    Group
    Member
    Posts
    2,829
    Reputation
    +301
    Location
    Bologna

    Status
    Offline
    La figlia di Odino, 2013 - edito in Italia nel 2017 da Multiplayer Edizioni, 631 pagine.

    di Siri Pettersen, norvegese ed autodidatta.

    Onestamente non so proprio come partire con questa recensione, pur tuttavia gli aggettivi scelti non sono casuali: segnano pregi e difetti dell'opera, più i secondi dei primi.

    In una terra di fantasia, abitata dagli Ym, "umani" con la coda (avatar 2009) capaci di entrare in comunione con una forza chiamata Dono (SW - il ritorno dello jedi 1983), dove ogni Ym è un potenziale evocatore (l'ultimo dominatore dell'aria - 2010), Hirka, la protagonista 15 enne (citazioni omissis), non ha la coda, non è in grado di usare il Dono, ha un incredibile complesso di inferiorità verso gli altri e ottime conoscenze botaniche che fanno di lei una eccellente guaritrice (ma negli standard del mondo creato). Insomma, idee non proprio originalissime condite con un eroina che passerà 631 pagine a definirsi marciume. Autostima livello 0. E la spalla/amato è un ragazzo di 18 anni con tutti i crismi per essere lui l'eroe e il protagonista ma incapace di agire in maniera autonoma.

    Partiamo dal fatto che dorso della copertina e descrizioni online sono mendaci. Difatti viene dichiarato che il suo "...il suo altruismo viene ricambiato con distacco, diffidenza e a volte disprezzo, omissis" che poi nella narrazione si tramutano in una ragazzina vispa, con un innato senso del giusto e del bene ed una autostima degna di un suicida.

    Purtroppo accanto a due eroi che non funzionano, anche i comprimari non brillano né per profondità emotiva né per le loro azioni. Talmente imprigionati nei loro ruoli da essere piatti. Senza contare che tutti, imho, agiscono in maniera completamente irrazionale e/o ai limiti dell'autolesionismo e all'insegna di una ignoranza di fondo davvero irritante.

    Il mondo generato per altro non è molto vasto: essenzialmente si presentano due città mettendole in evidente contrapposizione per usi e costumi. Decisamente stucchevole di per sé, lo è ancor più unite alle (inutili) considerazioni di Hirka. Per il resto, valli, prati, ruscelli e freddo. Un vero peccato perchè su questo versante c'erano tutti gli elementi per fare meglio e fare bene.

    Infine la narrazione - tenendo presente che è una traduzione - in generale sente molto l'inesperienza e il dilettantismo dell'autrice. Qua su IC, per intenderci, circolano prosatori di molte spanne superiori a questa autrice.

    Se non fosse per le ultime cinquanta pagine dove si avverte prepotentemente un altro registro, un'altra pianificazione, quasi fossero state scritte da un altra persona, butterei la mia copia in un macero. Invece così non sarà per le ultime 50 pagine davvero godibili; il che pone il quesito: perchè diavolo non ha scritto così per le "prime" 570 pagine?

    Voti:

    -personaggi: 5
    - ambientazione: 6
    - narrazione: 2
    - trama: 6-

    voto finale: 4/5

    Giudizio: All'interno di trame già viste e collaudate, non sono per forza necessari, seppur graditi, elementi innovativi. Basta uno stile chiaro, fruibile e agile che metta ordine fra tutti i punti della trama, per ottenere un libro godibile. Quando anche lo stile non ci viene in aiuto, ci si può rifugiare nei personaggi o al limite nell'ambientazione. Ma quando vi sono scelte editoriali errate, diventa difficilissimo trovare un motivo per spendere 21 euro in tale libro.

    P.s. Ahimè è una trilogia.
     
    Top
    .
0 replies since 20/7/2018, 19:32   141 views
  Share  
.