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  1. .
    CITAZIONE
    sono schermati termicamente e per i radar

    Mmh.
    Nello spazio il principale problema è disfarsi del calore che produci, perché da qualche parte si origina e deve andare e devi buttarlo fuori per non surriscaldarti. Farai sempre calore, a meno di non esistere al di sotto di un valore già inferiore allo zero assoluto e in quel caso lo spazio risulterebbe più caldo sia in ombra che in luce. Poi vabbè, vuoi usare i maiali e via.
    Lo stc che spawna i magici siluri completamente schermati lo trovo un po' pigro come sistema per permettere la loro esistenza, ma ad ognuno il suo.

    CITAZIONE
    non avanzano in linea retta, ma in maniera simil casuale

    Che richiede propulsione, diretta e opposta, che richiede una spinta che richiede un qualche tipo di alimentazione che produce calore. E il calore è rintracciabile. In questo caso hai un qualche aggeggio che zigzaga lasciandosi dietro calore.
    Ok, sbarramento in quella generale direzione.

    CITAZIONE
    L'idea è che avanzino sfruttando l'inerzia dello spazio aperto

    Sni. Gli oggetti hanno inerzia nello spazio, lo spazio di suo non ne ha una. Per ricordare che Sir Isaac Newton è il malnato più letale dell'universo, se io accelero un sassolino nello spazio, questo decolla per la forza che gli imprimo e finché non trova qualcosa che cambia o ferma la sua inerzia, continuerà ad andare nella direzione che gli ho impresso.
    Se applichi questo discorso al lancio di dei siluri, capisci che forse non è una brillante idea. Dove sei ora non è dove sarai tra un secondo, men che meno tra tre ore. Ti sposti in relazione ad orbite anche per restare in geo-stazionaria, e io sto calcolando a partire dai miei dati e da quelli che posso estrapolare da te. Ciò vuol dire che se anche per me è teoricamente corretto che colpirò, a te basta un secondo di spinta per spostarti su di un asse del tutto diverso.
    E io non ho un modo preciso di sapere se ti muoverai, tridimensionalmente parlando, in qualsiasi momento e in qualsiasi direzione nell'arco del tempo che ci impiegheranno questi maiali a raggiungerti. In ogni momento ti puoi spostare, anche perché lo stai facendo già stando solo nello spazio, e io mancherò il bersaglio.
    E a quel punto i miei siluri stanno vagando per il vuoto cosmico. E non ho comunicatori con cui triangolare la loro posizione, che vuol dire che sono molto, molto morti.

    CITAZIONE
    Durante il viaggio, il siluro è teoricamente in uni stato di caduta libera "perenne"

    Che ha senso, ma c'è un dettaglio nelle gravità. Senza niente a sostenere la sua marcia, questa sarà gradualmente attratta da un pozzo gravitazionale e quindi distorta. E stanno sparando ad un bersaglio in geo-stazionaria sopra ad una luna.
    Voglio dire, è più certo che manchino il bersaglio che lo raggiungano vivi.

    CITAZIONE
    l siluro di fatto non si ferma mai, altrimenti non potrebbe ripartire, ma anche durante l'operazione di posizionamento delle mine continua a muoversi per poter mantenere sufficiente inerzia da non fermarsi,

    Che vuol dire che il pilota deve essere ancorato al siluro da un cavo, o sapere con matematica precisione dove si troverà tra x tempo, parlando di un oggetto che senza spinta propria è influenzabile da qualsiasi presa gravitazionale ci sia nei dintorni.
    Anche la stessa nave che sta attaccando, se è sufficientemente massiccia da avere una sua massa che espande un pozzo gravitazionale.
    E questo cavo deve essere svariati chilometri.
    Prendiamo una AU base, circa 150 milioni di chilometri. E' il doppio della distanza tra noi e Marte, e più o meno la distanza tra noi e il Sole quando siamo alla massima distanza. Pretendiamo che tra la flotta imperiale e quella T'au ci fosse solo un'UA di distanza, che i siluri percorrono in tre ore.
    Il siluro si sta muovendo ad una pacifica crociera di 3.900 metri al secondo. Nel momento in cui il pilota esce per piazzare delle mine, il cavo si è esteso per 1/24esimo della distanza che c'è tra Verona e Vicenza. Può aver benissimo superato la nave in lungo e continuato la sua crociera.
    Questo sempre che qualcosa non lo torca, perché in quel caso il contraccolpo viaggerebbe lungo il cavo fino al pilota, scaricandogli addosso un impatto cinetico di 3.9K m/s per joule di forza in G in qualsiasi direzione; se esplode come un gavettone è fortunato, se no viene tagliato a metà.
    Questo nel caso ci sia un cavo, che abbiamo visto essere già multi-chilometrico dopo un secondo. Se non ha un cavo, non so come dovrebbe tornare a bordo per tornare a casa.

    CITAZIONE
    Per le cariche: l'esplosione viene diretta verso lo scafo della nave

    Con un piccolo cavillo tecnico, anzi due, ma contiamo uno solo. Per essere diretta alla nave su cui viene appiccicata, deve esserci un corpo ostruente dall'altro lato che la convogli nella direzione desiderata, o un qualche innesco che comunque potrebbe esserci.
    Problem is, l'esplosione avviene nello spazio. Metà del suo potenziale è esaurito nascendo, perché deve propellere se stessa attraverso il vuoto, perdendo termica ed energia al secondo. L'altra metà è spalmata su di una chiglia lunga e alta chilometri.
    E spessa, quando va bene, dozzine di metri.
    Ora, se un ordigno che un astronauta può portare con sè alla cintura è capace di fare un simile danno, produciamolo in massa e spariamolo al posto delle normali granate: qualsiasi guerra è vinta, andiamo a casa. Ha perforato lo scafo di un vascello che, normalmente, perforeresti con granate grandi da palazzi ad auto-vetture, e sparate spesso e volentieri a velocità superiori a quelle del maiale con rotaie magnetiche, o sono auto-propulse da reattori al plasma.
    Ma c'è un secondo problema...

    CITAZIONE
    quanto più creare sufficienti falle nello scafo in modo che lo scontro tra pressione esterna ed interna incrini la struttura portante, portando alla rottura della nave

    Ed è che questo, nello spazio, non può avvenire. La tua pressione interna si dissipa, se esposta allo spazio, in un tempo molto breve, equalizzando la situazione. Al di là di ciò, non c'è una forza che agisca per romperla, perché sei nel vuoto e non dipendi dalla buoyancy per stare a galla, né ti stai scontrando con la gravità data dall'accelerazione del corpo celeste su cui stai.
    In pratica, non ti spezzi in due. Ma anche fosse quello il risultato possibile...
    Ah, c'è una falla. Ok, gente: calate le paratie stagne del corridoio affianco e ventilate fuori l'atmosfera e l'incendio in eccesso. Dov'è il problema? Cos'ho perso, un corridoio al bordo esterno, due pannelli di controllo e qualche marinaio?

    CITAZIONE
    Errore tecnico, mi rendo conto adesso, ricontrollando, che l'Avenger non è un incrociatore leggero, ed è decisamente un bersaglio fuori portata per questa cosa; vado a trovare qualcosa di più piccolo e affondabile

    Ovviamente, storia tua, alla fine hai ragione se dici perché sì. Il mio punto è, questo stratagemma potrebbe essere di qualche pericolo per degli shuttles, o al più piccolissimi mercantili spazio-atmosferici. Qualsiasi vascello con un po' più di oomph e gli stai scoppiando dei petardi contro lo scafo, al massimo togliendo la pittura dalla chiglia.


    Ho pensato, magari quest'immagine può aiutarti a visualizzare meglio il discorso

    Ma a latere, il mio consiglio è di non impelagarti su qualcosa che magari non ti è familiare o facile. Se la storia è sugli irlaviani, tienila su di loro e lascia la roba navale in sottofondo, o per sommissimi capi. Apprezzo davvero il voler fare un quadro più completo, e sì carina l'idea di voler recuperare i maiali, ma c'è una ragione se sono stati uno strumento usato solo nel secondo conflitto mondiale e non dopo.
    Semplicemente, ci sono maniere più sicure ed efficaci di ottenere lo stesso risultato, e solo in quella finestra temporale potevano essere efficaci. Vent'anni dopo non avrebbero segnato alcun successo. Puoi interpretare lo spazio come il grande oceano, ma come visione ha dei limiti, oppure come le profondità e pensare ai vascelli come a dei sottomarini.
  2. .
    CITAZIONE
    Ndr: il pezzo verrà revisionato e corretto appena chiarite le varie problematiche tecniche; in ogni caso è l'ultimo pezzo ambientato nello spazio, dal successivo si scende a terra

    Chiaro. Ci sta, perché per com'è, l' intero assalto non avrebbe tolto la pittura dallo scafo, men che meno danneggiato lo scafo.

    Vuoi usare i maiali e vabbè, alla volontà non si comanda. Hanno poco o nessun senso nello spazio, ma passiamo oltre.

    Il primo problema è che nello spazio, tu vedi tutto. Monitori ogni cosa, perché ogni cosa va monitorata continuamente, con un largo Array di sensori e lettori e incrociando tutte le letture per avere un'idea più o meno precisa di una serie di fattori. Riassunti, questi fattori sono più o meno:
    A) dove ti trovi tu
    B) in relazione a cosa.
    C) a che distanza, angolo e altezza.
    D) con quali forze stai litigando per trovarti lì e quali forze propelli tu per restarci
    E) cos'hai attorno, di che tipo e come.

    Ora, a meno che tu non sia assolutamente cieco e senza strumenti, una ventina di segnali termici che misteriosamente si staccano da dove a calcoli sai che ci sta il tuo nemico e vengono nella tua generale direzione non sono solo sospetti: sono qualcosa per cui mandi droni, intercettori o altri ordigni di schermo. Che siano intenzionali è ovvio; stanno venendo verso di te.
    Niente nello spazio si muove costante, in linea retta, puntando a te senza che non sia guidato da X.

    Insomma, già da qui l'attacco dei maiali fallirebbe in maniera abbastanza imbarazzante, con qualche barracuda che passa e li spiana.

    Ma andiamo avanti

    Tu stai lanciando venti siluri guidati contro una nave che sarà almeno due chilometri in lungo per trecento o quattrocento metri in altezza, ad almeno un due o tre unità astronomiche di distanza, e che è pensata per resistere alle tue cannonate.
    Vedi il problema?
    Ora, a meno che quelle mine non siano termo-nucleari (e anche se lo fossero, esplodendo da fuori perderebbero tantissimo potenziale), esplodere all'esterno non scalfisce nemmeno la pittura; i micro meteoriti che affronti solo navigando sono più potenti, e ne ricevi centinaia di migliaia al minuto.

    Qualsiasi cosa spari ad una nave avversaria, non vuoi che esploda FUORI dallo scafo. Fuori dallo scafo è inutile. Vuoi che esploda all'interno, e per esplodere all'interno deve superare scudi e scafo.

    Ignoriamo gli scudi e parliamo solo di scafo, per il momento.
    Per superare lo scafo, devi avere X costante accelerazione per Y resistenza tua contro W resistenza dello scafo che vuoi perforare.

    Questo perché è nel tuo interesse che la granata che spari non si frantumi all'impatto, ma entri dentro lo scafo ed esploda a contatto con la sua atmosfera. Quindi, deve essere veloce abbastanza da percorrere la distanza che ti separa, arrivare con sufficiente momentum e resistenza da perforare l'armatura e detonare all'interno, dilaniando il vascello colpito.
    Se esplode all'impatto, non produrrà nemmeno un quindicesimo dell'effetto. Le fiamme ci possono essere, finché il comburente è in reazione, ma non c'è nulla che le trasporti e il vacuum sottrae X energia cinetica al secondo, perché questa deve spingere contro il vuoto, contando solo sul proprio scoppio, invece di poter spingere la massa che ha attorno.

    E questa esplosione deve danneggiare qualcosa che si sta muovendo, costantemente, e lo fa anche per restare immobile.

    Tornando ai maiali


    Questi aggeggi avrebbero l'accelerazione per percorrere anche solo una distanza astronomica breve, fermarsi (per fermarti devi applicare una spinta contraria per un uguale quantità di tempo) e poi ripartire da zero, senza essere visti?

    Adesso, l'Imperium ha siluri d'abbordaggio. La Nave li spara, facendoli partire dalla sua accelerazione di base, e loro accendono il loro reattore per spingersi alla massima crociera e rallentare per l'impatto: l'impatto avviene o dentro la nave nemica, oppure quando il siluro ha completato il rallentamento e usa torce laser per aprire un varco e permettere il transito ai marines all'interno.

    Ma stiamo parlando di siluri grandi quanto palazzi.
    E questa dimensione astrusa è perché tre quarti sono reattore e qualsiasi sistema usi per assicurarti che il carico umano a bordo arrivi in condizione di combattere, invece che essere gelatina spappolata sulle pareti dai g di accelerazione.
    G che vogliono dire una massa gravitazionale 1, 2, 3, 4 ecc ecc volte te, il tuo peso e la tua
    Massa, per accelerazione. Ovviamente sono dettagli anche di troppo e non serve seguirli, ma il concetto di base è


    I maiali funzionano in acqua perché in acqua, a basse profondità, è più facile muoversi ED è difficile interpretare una singola traccia termica dal circostante. Nello spazio, una traccia termica brilla come un faro nella notte.

    Insomma, questo assalto sarebbe fallito in tante maniere.

    Come consiglio, pensa alle battaglie navali in 40K come un brutto, brutto incrocio tra gli scontri dei velieri nel 1800 e dei sottomarini moderni. L'Imperium ha un netto vantaggio, in fiancata e corazzatura, sui T'au, che però hanno armi di prua e molta gittata.
    È nell'interesse dell'Imperivm, se non vuole usare siluri o Lance, accorciare la distanza con il nemico (si chiama prenderti per la cintura) e schierarli sul muso una fiancata d'artiglieria.
    Tra una lunghissima esperienza con il warp, una capacità super luminale maggiore e una vastissima scelta di artiglieria, ci sono tante maniere di snidare i T'au da lì senza rincorrere ad un artificio nautico che sarebbe facilmente colto a mezza via.


    Per darti un'idea, sarebbe stato sufficiente prenderli a colpi di Lancia per costringerli a virare fuori da quell'orbita. Così facendo avrebbero dovuto litigare con la presa della gravità lunare, procedendo più lenti e calcolati per uscirne. Questo li avrebbe costretti o a planare o andare in delta inferiore, esponendoli ad una salva di siluri con cui ahbordarli. Mentre li abbordi, e quindi rallenti tutte le loro operazioni per respingerti, ti muovi in defilato, risalì in diagonale su di loro e scarichi artiglieria sul dorso e sulla prua. Disabilitate le artiglierie a lungo raggio che hanno lì, hai gioco facile a continuare l'assalto finché la nave non è più operativa.

    E ci hai perso solo 4/5mila marines se ti è andata male, una risorsa che L'Imperium ha e può recuperare dal vicino asteroide
  3. .
    CITAZIONE
    La strigliata era arrivata.

    Era anche ora! ^_^

    CITAZIONE
    Oltre alla sfuriata di un maggiore basso e paffuto

    Hanno scomodato addirittura un maggiore! Bastava un capitano e un attaché disciplinare, tipo il commissario che continua a bere al bere invece di fare il suo lavoro! Mangiapane a tradimento u.u

    CITAZIONE
    I Pritiani avevano gongolato mentre il loro ufficiale puniva il plotone

    Onestamente? Assolutamente legittimo. Gli Irlaviani sono andati in eccesso, quando la situazione era ancora disinnescabile con un po' di tatto, ricordandosi che non sono gli stellini speciali della Galassia e, se si doveva venire alle mani, che debilitare tanti soldati amici è un danno che viene a loro stessi.

    CITAZIONE
    Il maresciallo Sidonia, in ogni caso, aveva promesso di levare personalmente la pelle a chiunque fosse stato trovato fuori dalla camerata.

    Beh, qualcosa è meglio di niente, ma confino per una rissa che ha danneggiato un bar e un reparto amico, in zona di guerra? Ci sono punizioni più fantasiose di questa, tipo scavare una trincea e riempirla subito dopo, per poi ricominciare da capo. Ti tiene in attività, ma senza impigrirti. Vabbe', ripeto; qualcosa è meglio di niente, dai. Si vede che non sono passati per le mani del buon vecchio sergente Archeius Dorn'An...

    *dissolvenza in bianco e nero*
    Più per caso che per sua decisione, il sottonente Ciosini era scampato al confine imposto da Sidonia. Quando la punizione era stata assegnata, infatti, Ciosini si trovava in una rimessa per veicoli non troppo lontana, intento a discutere con un tecno-prete circa una modifica non propriamente ortodossa che i suoi ragazzi avevano fatto ad un parafango.
    Da lontano aveva sentito la strigliata cogliendo che, forse, sarebbe stata una buona idea far perdere le proprie tracce nella maniera più pulita, nitida e soprattutto veloce possibile. Così, congedatosi dal suo discorso con il machinomante, aveva preso un cappellino da inserviente tecnico e s'era incamminato verso nord-est, lungo un percorso pedonale che tagliava attraverso una delle piste d'aero-ancoraggio. Dopo alcuni minuti di camminata, si rese conto che si era allontanato un po' troppo.
    Ora, infatti, si trovava presso un hangar. Dirimpettaio allo stesso c'erano alcune caserme pre-fabbricate, con annessi loculi-ufficio. Magari, pensò, una aveva un distributore di bibite o qualcosa del genere. Si approcciò alla prima porta e tentò la sorte con la maniglia, trovandola sbloccata.
    Aprì senza alcun indugio.
    All'interno del loculo, preso dallo scartabellare delle documentazioni con il suo cogitator, c'era un massiccio figuro, bardato con quella che gli pareva una bruttina, incestuosa figliastra tra una tuta spaziale, un'armatura potenziata e una suit da lavori in atmosfera pesante. Il fischio di servos ausiliari e semi-pistoni arrivò subito dopo, quando la figura gli gettò un'occhiata da sopra le spalle.
    "Benvenuto a Campvs Navarrius! Quindi, tu sei il nuovo rimpiaz..." cominciò l'uomo, la cui voce era marcata da un fortissimo, netto accento gladiano. SI fermò subito e Ciosini poté giurare che, dietro l'elmetto integrale, egli stesse aggrottando la fronte.
    Un cigolio di servo-sistemi ruzzolò addosso alla porta, contemporaneo al sottufficiale gladiano che si appoggiava con le nocche al tavolo. Presso il bordo interno c'erano dei consunti, scavati solchi non più larghi d'un dito ciascuno. "Soldato, dov'è la tua armatura potenziata?!"
    "Uhm, io non ne ho una..." rispose Ciosini, facendo per prendere la porta e uscire.
    "Non ne hai una?" ringhiò il gladiano. Era un sergente maggiore, a guardare i gradi incisi sugli spallacci. Oppure un sergente veterano, o qualcosa di quella risma. I gradi variavano sempre e potevano dire qualsiasi cosa, lì nella Guardia Imperiale. "E ti aspetti che io ti creda, larva?!"
    "Ma..."
    Il sergente gladiano affondò in avanti con l'indice, pungendogli lo sterno. "La verità è, TU HAI PERSO un'inestimabile unità d'equipaggiamento fornito dal Munitorum!"
    Ma di cosa stava blaterando, adesso?
    "Quell'armatura...", continuò il gladiano. La sua voce già amplificata elettronicamente era salita di almeno sei ottave. "La ripagherai per intero con il tuo salario! E rimarrai in questo MASCHIO SVO ESERCITO per i prossimi... CINQUECENTOH-EH-DIECIH ANNIH!"
    Ciosini alzò un dito per intervenire, ma il sergente gladiano lo ignorò, continuando a strigliarlo. "Che è quanto tempo ti servirà per rimborsare all'Astra Militarvm di Gladius il set completo d'una armatura potenziata Juggernaut-Pattern Mk-3 da combattimento!"
    "Io credo che lei abbia sbagl..."
    "Scatta all'Arsenal Minor", gli comandò il sottufficiale, "e fatti assegnare seduta stante una nuova armatura, quindi torna qui e fai rapporto! Congedato!"
    Forse dovuto alla forza con cui gli era stato urlato quel comando, Ciosini si ritrovò ben presto fuori dal loculo e diretto verso un posto del quale non sapeva né l'ubicazione, e anche solo cinque minuti prima l'esistenza. Lo trovò comunque e lì, senza fare domande, un paio di ausiliari gli pasticciarono addosso un'armatura potenziata pressoché identica a quella dell'ufficiale che gli aveva urlato contro.
    Ancora confuso, Ciosini si ritrovò di nuovo davanti a quel sottufficiale dalla voce morbida quanto una cascata di granito.
    "Eccellente!", sbraitò lui. "Ora sembri un soldato. E io ti darò una rara opportunità! Fingerò di non averti mai visto e ricominceremo tutto da capo. Benvenuto a Camp Navarrius! Quindi, tu sei il nuovo rimpiazzo."
    "Uhm... credo?"
    "Credi?! Se dico che sei il nuovo rimpiazzo, larva, tu sei il nuovo rimpiazzo!"
    "Sì, signore!"
    "NON SONO UN SIGNORE!" sbraitò il sergente veterano. L'onda d'urto della sua voce scosse le pareti come un uragano classe F7. "Io lavoro per guadagnarmi da vivere, menomato psichico! Per te sono Sergente Veterano Maggiore Prima Classe di Prima Classe di Prima Classe Archius Dorn'An! Mi chiamerai sergente, o Sergente Dorn'an! Hai capito, menomato?"
    "Uh, sì sarge..."
    Dorn'an s'inclinò come un pendolo. "Se tu mi piacessi, larva, allora potresti chiamarmi sarge. Ma guarda un po', NON MI PIACI! Ora procedi a triplo regime verso l'hangar, dove starai di guardia! E per l'Imperatore-Dio, farai un lavoro eccellente! Congedato!"

    Mezz'ora dopo, Ciosini era di guardia all'hangar. A cosa stesse facendo la sentinella non gli era chiaro, pareva un brutto elicottero obeso, ma a quel punto era il caso di non porsi domande.
    "Mmh, mi chiedo se abbiano un distributore d'Imperial-Cola da queste parti...", si disse tra sé e sé, prima di allontanarsi verso una caserma adiacente. Non aveva lasciato l'ingresso dell'hangar da più di cinque secondi quando Dorn'an gli piombò davanti.
    "Soldato! Cosa stai facendo?!"
    "Io..."
    "Ritorna di piantone all'hangar! Regime triplo, ora!"
    "Sì, sergente!" rispose Ciosini, scattando sull'attenti. Non avendo dimestichezza con l'armatura che gli si era stata fornita, il suo saluto si tramutò in un colpo del braccio contro la calotta frontale dell'elmetto. Il rinculo lo proiettò a terra, crepando l'asfalto.
    "Ma che bello", mormorò Dorn'an. "Mi hanno spedito uno dei Bisogni Speciali."
    "Una piccola mano, qui?"
    "Va bene, soldato! Userò parole piccole e semplici per farmi capire, OK?"
    Cosa voleva dire OK?
    "Starai di guardia qui", disse Dorn'an dopo averlo trascinato di nuovo davanti all'hangar. "E non lascerai questo posto, cioè qui, finché non sarà venuto qualcuno a darti il cambio."
    Tornando in piedi con un colpo di reni, Ciosini scrollò le spalle. "Chiaro. A cosa sto facendo la guardia, esattamente?"
    Le lenti dell'elmetto di Dorn'An si tinsero di rosso laser. "Menomato psichico! Non sta a te fare domande, soldato! Se ti dico di fare la guardia, tu fai la guardia! Se ti dico di saltare a piè pari, tu salti a piè pari! Se ti dico di morire per il tuo Imperivm, allora tu farai del tuo meglio per morire per il tuo Imperivm! Mi sono spiegato?! Congedato!"
    Pochi minuti dopo, Ciosini era di nuovo di guardia.

    41852470-1559564681


    CITAZIONE
    «Ho i pantaloni» disse lui.

    Da lontano, un sempre più furibondo sergente Archius Dorn'An: "Soldato, dov'è la tua uniforme?!"

    CITAZIONE
    «Io… il mio xi mi ha chiesto di portare queste carte al vostro chufen… e lui mi ha detto di venire qui; mi chiamo Zunyan Ren Shen, sono una wu del 289º della Venerabile Tiang, battaglione li, squadra qian, sezione yang»

    Il Primo Signore Militante lord Arer Vendas: Non le hanno insegnato a usare i riferimenti dell'Esaltante Manuale per svolgere questi lavori? Come può presumere che questo zotico possa capirla se usa le sue definizioni?
    Strahil Anastislav Der Magyar, Tetrarca di Spathian e Superior Thagmatikòn del Primo Signore Militante: Io sono dell'idea che nessuno dei due l'abbia mai letto l'Esaltante Manuale...
    Il Primo Signore Militante lord Arer Vendas: A pensarci bene, forse non sanno leggere e basta.

    CITAZIONE
    «Ecco… piacere, Murrio Verdelli, sergente maggiore; Zunyan, giusto? non ho capito bene il resto» disse, avvicinandosi di un timoroso passo alla ragazza.

    Aurelios Markhairena: Phrà, hai l'attenzione di un topo.
    Sirio Quarta: Quindi, pari alla tua?
    Aurelios Markhairena: Bruh!

    CITAZIONE
    «È sconveniente stare a torso nudo!» ribatté la ragazza. Murrio, in quel momento, decise che non avrebbe indossato la maglia.

    Consorella Omniscentia Augustina Yi: Ah, se solo sapesse dell'esistenza delle Furie Urlanti di Temyscur iv*, che vanno in battaglia nude e con pitture rituali rosse e bianche.
    *iv, e non IV, perché un errore di trascrizione l'ha inteso come sillaba invece che numero.

    CITAZIONE
    Andò rapido alla ricerca di qualcosa da dire

    E di un punto, che era andato disperso in azione.

    CITAZIONE
    «Dopodomani andremo in prima linea, e siamo stati dislocati assieme a voi» iniziò, scegliendo con cura le parole «e… e volevo conoscere un po’ la tua gente; mi interessano gli abitanti degli altri pianeti»

    E come loro perdano i punti in giro!

    Dai, vediamo come evolve la situazione!

    CITAZIONE
    Non ne so molto delle navi imperiali e della marina in generale, anzi anche misure e tempistiche sono espresse in modo molto approssimativo, e non ho molte idee di dove andare a cercare informazioni più precise. Alla fine solo questo e il prossimo di Navio saranno ambientati nello spazio, poi si scende a terra e si va avanti da lì, per la gioia di tutti (Navio escluso)

    Su questo posso aiutare. Cerca Battlefleet Gothic, sia il vecchio supplemento come Table-top che il più recente videogioco e sequel. Lì l'azione è tutta navale e può darti qualche dritta su come funzioni o sia concepita dentro il contesto di 40K.
    Fermo restando che è la tua interpretazione quella che ha l'ultima parola. per quanto dovrebbe essere in qualche misura consistente con quel che dice il background di base. In linea di massima, comunque.
  4. .
    I soldati pritiani hanno il "vantaggio" che i loro sei mesi sono stati di effettiva azione, praticamente a ridosso di casa, contro una forza analoga a loro in armamenti e tattiche + una superiore.

    Onestamente, potrebbero benissimo essere più navigati degli Irlaviani ora come ora, in special modo se nell'ultima operazione gli Irlaviani hanno fatto da glorificate sentinelle ai genieri e agli Astartes.

    Capisco siano i protagonisti, e infatti le mie sono osservazioni a latere, ma diciamo che, se dovessi, forse punterei più sui pritiani che non sugli Irlaviani 🤣

    Arrivo anche all'altro pezzo, sono impegnato a scrivere anche il mio quindi divido le attenzioni
  5. .
    Chiaro, chiaro

    Solo, di solito la questione disciplinare è una pertinenza dell'Officio Praefectus, lo stesso che spawna sia Scions che Commissari. Non viene, di norma, lasciata all'unità stessa per una ragione di standardizzazione, e perché i commissari possono fare da liaison con unità d'altri mondi.

    Insomma, essendo i soggetti con un'educazione alto gotica standard e che sanno parlare questa lingua ieratica, in genere si presume che possano comunicare tra loro quel che gli serve, evitando fraintendimenti, malintesi, incomprensioni e reazioni scomposte tra unità che provengono, prima che da mondi, da città, continenti, isole e regioni diverse.
  6. .
    Circa i numeri dei reggimenti, l'esaltante manuale della guardia imperiale menzionava 3.000 anime come numero standard.


    Ma era un reggimento cadiamo quello preso in esame. In buona sostanza, dipende da quel che si dice e decide, ecco
  7. .
    CITAZIONE
    Carri e altri mezzi d'appoggio magari sono semplicemente dislocati in un altro luogo, più lontano e che il protagonista non vede, stile "sbarco in Normandia"

    Che sarebbe legittimo, ma dalla descriptio sembra essere l'assalto principale. E questo viene condotto con una mareggiata di fantaccini allo scoperto.
    Veramente, pigliate l'organizzatore e rimandatelo a scuola!

    CITAZIONE
    Il maresciallo Sidonia concorda, ma ha smesso di usarla quando si è reso conto dei costi

    Dov'è la vostra gentaglia mentre l'asse severo-aurelica affama la brava gente di Garon, occupa i suoi territori e opprime la popolazione?
    A gozzovigliare!
  8. .
    Tanto materiale, guarderò bene quando avrò tempo e modo. In linea di massima, comunque, è possibile come situazione.

    Magari non ortodossa per le fonti canoniche, ma ricordate che è un setting di "yo dudes". Finché è abbastanza coerente, e può avere senso, ha senso

    CITAZIONE (Chernikov @ 23/3/2024, 18:20) 
    [
    QUOTE=DarkAngel.96,23/3/2024, 18:01 ?t=80160671#entry670886325]
    Sni, onde evitare spiegone l’esposizione è un po più in là nel racconto

    Sintetizzando: Irlava è un mondo feudale, retto da una dinastia di cavalieri legati al Mechanicus; il pianeta ha una buona incidenza di psionici per certe ragioni (semplificando, c’entra l’Inquisizione), onde evitare che questi psionici, in gran numero navigatores, possano avere troppo peso politico, sono “costretti” a far parte di una Gilda mercantile, ne esistono diverse sul pianeta

    Ogni Gilda, per la sicurezza dei suoi trasporti e dei suoi navigatores, ha il diritto ad arruolare un determinato contingente di uomini, nelle misura di un reggimento di 3.000 uomini; la Gilda però può arruolare altri soldati, ma questi reggimenti “extra” devono essere messi al servizio del Re o del Mechanicus, che in pratica li “noleggia” pagando una determinata quota alla Gilda; oltre ai soldati delle Gilde, che di fatto costituiscono la soldataglia semplice, in larga parte, o gruppi più addestrati, come i generi e i fanti di marina, il Re è responsabile dell’addestramento diretto di reparti scelti di granatieri e secutarii; quindi, anche avendo le Gilde un buon peso politico e militare, la necessità pratica di molti reggimenti non c’è, perché il governo planetario possiede elementi meglio armati e meglio addestrati

    Come sono finiti lì i protagonisti? Molto semplice: il tecnoprete a capo della spedizione ha “noleggiato” una compagnia di genieri ad una Gilda, e il Re, per far bella figura, ha dislocato una compagnia di granatieri. Poi come questo branco di disgraziati finisce di Pritio lo spiego nel prossimo capitolo


    Chiedo l'intervento del VAR a Dany. Dalle mie conoscenze di BG psionici e navigatori sono due cose diverse. Sostanzialmente per via dell'occhio pineale proprio dei navigatori che si ottiene quando due navigatori figliano. Ergo l'essere navigatori è determinato da un incrocio e attenta selezione. Non nasce così a ciufolo come un normale psionico. E ogni navigatore riferisce esclusivamente al proprio capo casata per patti che che vennero siglati dall'imperatore stesso. Imporre qualcosa ad un navigatore equivale condannare l'imperium. Niente viaggi, niente commercio niente spostamenti di truppe

    Il discorso dei contratti è chiaro il subappalto di reggimenti non è una pratica consitudinaria ma presente presso determinate fazioni dell'imperio, tra cui i navigatori.

    Poi il triangolo mechanicus, inquisitori, autonomia locale ai miei occhi è un casotto amministrativo, anche perché le prime due tendono a reclamare per sé i mondi se vi hanno interessi sù. Per cui vanno meglio chiariti i rapporti imho.

    Ma qui le cose le sa meglio Dany rispetto a me!
    Il bello dei racconti è che ti permettono di approfondire il BG!
    [/QUOTE]


    Confermo il discorso sui Navigator, comunque. Sono psionici, assolutamente, ma è una psionia genetica, ereditaria e recessiva. Per questo sono praticamente tutti incestuosi tra loro.


    Al di là di ciò, degli psionici normali -potenti, ma normali- possono fare quel che fa un Navigator, ma è una soluzione ad hoc e non ottimale. Insomma, uno è tarato per quello scopo.
    L'altro lo può improvvisare, e stai tirando un dado contro l'universo
  9. .
    Più tardi seguirà un commento più lungo e dettagliato. Per ora, rido parecchio per il fatto che tra te e Chernikov, ci sono ben due istanze di nuovi racconti sulla soldataglia.


    E in entrambi, la gente è in modalità full ricreazione e gozzoviglia. Intanto, i miei disgraziati son quelli che stanno lavorando 😂
  10. .
    CITAZIONE
    apparendo pare dalle tenebre stesse per aiutare ne, momento del bisogno

    Ah, Brother Edgius Noctis!

    CITAZIONE
    altre che squadre diverse, e lontane chilometri, lo individuino nello stesso momento.

    Volevi dire "in altre occasioni"?

    CITAZIONE
    L'origine del suo soprannome deriva dalla manifestazione dei poteri psionici dell'astartes, che prendono la forma di rovi, radici e foglie.

    Carino, un biomante!

    CITAZIONE
    su un mondo di cui si è dimenticato il nome;

    L'Administratvm, in connubio con il Mvnitorvm, ci tiene a precisare i seguenti punti all'ordine del giorno:
    A) non abbiamo dimenticato il nome di questo mondo. Si chiamava XYX-203221032024/N80063620. Per questioni di risparmio carta è stato accorciato in X-20 e redatto come tale nell'Atàlass Hastrographiko Maiur, Editionae Dael Pradvs M30.777.
    Qualcuno ha tolto i fogli e poi ha finto di aver perso i dati!

    CITAZIONE
    dopo l'immediata partenza del Primarca, nessuno poté più chiedere informazioni, e la faccenda venne accantonata tra i segreti del Circolo Interno.

    I soliti Angeli Oscuri :=/:

    CITAZIONE
    Fino a quando il Leone non ritirerà la sua approvazione a Rovo Nero, tuttavia, gli Angeli della Notte non agiranno contro il loro misterioso protettore.

    A caval donato...
  11. .
    Nessun male in roba fandom, tutto lo è. Il setting è nato su e per questo; solo di recente si è spostato di qualche grado verso una narrazione più centrata su personaggi (con Horus Heresy prima, e poi con il Ritorno di Guilliman e le sue peripezie)

    Buono, penso mi manchi un pezzo da commentare. L'ho saltato da qualche parte, ma ci ritornerò sopra. Da persona che scrive storie interminabili, è carino vedere un racconto che si conclude su di un forum

    Bene così! ^^
  12. .
    No, non lo fa necessariamente, ma è un'osservazione che potrebbero fare gli Angeli Oscuri.

    Nel senso, ha già messo in avanti molta della carne a sua disposizione e sottinteso una cosa che vuole (eliminare Jago), o che ha comunque fatto intendere sia nel suo interesse. Con quello che ha già detto, gli Angeli potrebbero ponderare su quanto sia utile tenerlo in vita, o se non farebbero prima a sondargli il cervello e poi spararlo fuori da una camera di decompressione.

    Presumo che comunque lui abbia un piano
  13. .

    VALORCHIVES



    920px-OrdinatusHervara



    1
    Dei combattimenti in Obscvrvs




    Capitolo I-A
    Aurelios Markhairena




    +++Segmentvm Obscvrvs
    Hera-Amiir Sector

    Espansione di Zaqqurava
    Sistema Stellare di Hervara

    Hervara IV-B, Mondo-Civilizzato
    Continente di Invyyere

    Portal Danòrra, 205 chilometri SO da Negemyn
    M42.Y022+++



    Sferragliavano lungo la Provincialii Via M.49 da prima che sorgessero le due albe.
    Distaccati come parte dell’avanguardia, procedevano stando sotto i venti chilometri orari. Come aveva detto Hahàva già un paio d’ore prima, se fossero andati un po’ più lenti si sarebbero ritrovati ad andare in retromarcia.
    Aurelios sogghignò tra sé e sé, poi spostò il peso dell’Accatran dal braccio sinistro al destro. La compagna di squadra non aveva tutti i torti.
    Considerando la loro lentezza nel procedere, era più o meno improbabile che riuscissero a guadagnare distanza sui Severan.
    Il che non era per forza un male.
    «Avrò il culo a quadrato quando scenderemo da questa carriola...», borbottò Sirio, accovacciato sul copri-cingolo sinistro. Si cercò di sistemare alla meglio, spingendosi indietro con un colpo di reni. Aurelios si strinse contro la cupola per lasciargli un po’ di spazio.
    Zhì alzò gli occhi dal suo cogitator. «Potevo vivere senza questa yanphò...»
    «Nah!» Aurelios le diede un calmo spintone sullo spallaccio, spingendola a ridosso della bassa cupola dello Hypaspista. «Sappiamo che sei gelosa del suo culo.»
    «Oh, sì!», sghignazzò lei, scalciando per allontanarlo. Tornò sullo schermo, abbassando i suoi occhietti stretti dalla strada al monitor. «Sirio, fai una cosa.»
    «Qvod
    «Alzati!», gli rispose Zhì. Dall’interno della cupola del capo-carro, Jason inarcò un sopracciglio. Aurelios gli offrì una scrollata di spalle e lui tornò a scrutare la strada, distesa davanti alla prua dello Hypaspista, dal mirino della brandeggiabile.
    «E resta in piedi, ey. Non possiamo permetterci che ti si rovini il culo.»
    Il mio è meglio!
    In ginocchio sul ciglio del copri-cingolo destro, Hahàva abbassò la testa ridendo. «Oh, per una volta sono d’accordo con Occhietti.»
    «Vai a farti fottere, spiga...»
    «Tu prima di me», la rimbeccò Hahàva, girando il suo Kantrael Pattern per controllare in che stato si trovasse la cella energetica. Dopo un breve controllo, tornò ad inforcarne il calcio sotto l’ascella. Con la mano libera scoccò un mezzo saluto militare a Sirio. «Ad ogni modo, dobbiamo salvare il Culo dell’Imperivm
    «Lo prenderò come un complimento!»
    «Lo era!»
    «Gente...» Zhì disse, lasciando il suo cogitator alla sola mano destra. Allungò la sinistra all’impugnatura della las-carabina, ma non strinse il grilletto. «Ci siamo.»
    Aurelios annuì. Accostò l’anulare alla levetta della sicura, pronto a disinnescarla. Gli ultimi bollettini dell’Aeronautica Imperialìs non avevano dato la presenza di ostili in zona, ma non si poteva mai essere troppo sicuri.
    Considerando che i cieli erano contestati…
    «Ostili?»
    Zhì scosse la testa. «Nessuno. C’è un rottame, però.»
    Sirio appoggiò una mano al copri-cingolo, pronto a scendere da un momento all’altro. Si guardò attorno, annusando l’aria un paio di volte. «E c’è odore di bruciato.»
    Un incrocio a T giaceva davanti al loro VPIC. Jason schioccò la lingua e passò dalla brandeggiabile al cannocchiale telescopico binato, abbassando la testa per appoggiare gli occhi alle lenti.
    «Confermo il rottame. Sessanta metri.»
    Defilato rispetto all’aiuola che tagliava il centro dell’incrocio, c’era un relitto annerito. Era un carrarmato, anche da lì non ci si poteva sbagliare. Il crepitio delle fiamme scricchiolava in sottofondo e si faceva più solido man mano che cresceva l’odore di bruciato.
    Aurelios occhieggiò Jason, che lasciò il cannocchiale per alzare una piccola cornetta Vox. «Qui Valor Vang-Primvs, plvs. Abbiamo una situazione.»
    Dall’altro capo della comunicazione crepitò una risposta. «Vang-Primvs, ti riceviamo forte e chiaro. Che situazione? Passo.»
    «Relitto. Corazzato.»
    «Nostro o loro?»
    «Loro.»
    A prima vista, era un Chimedon Kronus/Garon-Pattern. Il taglio era basso, con una torretta oblunga e armata di un lungo obice anticarro. Era andato a fuoco, ma non avrebbe potuto dire quanto tempo prima. Diverse ore, di sicuro. Le fiamme avevano ossidato lo scafo, svelando pennellate color ruggine dai cingoli fino ai fianchi della torretta.
    Accanto al corazzato, alcuni alberi stavano ardendo pian piano.
    «Controllate e riferite», ordinò la voce del capitano Tariq Ben Elyssa attraverso il Vox di Jason. «Se la situazione è verde-su-verde, marcate il sito per il carro-attrezzi.»
    La traiettoria dello Hypaspista cambiò all’istante, virando a sinistra per incunearsi tra diversi alberi neri e viola, al riparo da eventuali attacchi aerei. Prima ancora che i cingoli smettessero di sgranare, Aurelios era già balzato giù, atterrando a ginocchia chine in una macchia di prato basso. Slacciò il tubo contenitore del sacco a pelo e lo zaino da campagna, tenendosi sulle spalle soltanto quello tattico. Guardò all’Hypaspista, seguendo lo sbarcare a terra di Sirio e Hahàva.
    Liberi da pesi superflui, i tre inforcarono le loro armi e risalirono la piccola discesa attraversata dal loro mezzo, tornando in strada. Aurelios si chinò a terra, premendo il calcio dell’Accatran contro lo spallaccio del suo gilè anti-schegge.
    Sirio prese la destra, lasciando ad Hahàva il fianco sinistro.
    Nessun movimento.
    «Ey, phràs!», gli chiamò Zhì dallo Hypaspista. Aurelios si girò, prendendo al volo un radiofaro a foggia di corta daga. Lo infilò nel cinturone e poi si alzò. Occhieggiò all’icona del Vox ad onde corte del suo elmetto, attivandolo con un battito di palpebre.
    Hahàva e Sirio lo fiancheggiarono e superarono, allungandosi verso il relitto. Ripresa la propria avanzata, Aurelios abbassò l’Accatran perché non fosse in linea di tiro con i due compagni.
    Quella per fuoco amico era una maniera molto, molto stupida di morire.
    Raggiunsero il relitto tre minuti dopo, avvicinandosi circospetti. Sirio si mosse in avanti, spazzando il fianco coperto del mezzo con scatti brevi e controllati del suo Accatran. Nello stesso momento, Hahàva scivolò verso la poppa del mezzo, pronta ad aprire il fuoco.
    «Libera!», disse Sirio, alzando un pugno chiuso.
    Hahàva s’inginocchiò davanti al portellone d’uscita, inforcando il suo Merovech-Pattern. Nessun movimento, nessun segnale, nessun suono salvo il crepitare delle fiamme. Dopo due secondi, anche lei alzò il pugno ed esclamò: «Libera!»
    Aurelios annuì tra sé e sé, quindi si mosse. Sgusciò alle spalle di Hahàva, dandole una pacca sulle spalle per allarmarla della sua presenza, prima di riunirsi a Sirio. Il suo migliore amico era chino davanti ad uno slabbrato cratere, scavato di netto nella fiancata del Chimedon. Qualche scintilla d’incandescenza bruciava ancora lungo i bordi.
    «Dorn, che cazzo di pedata...», gli venne da dire alla vista di quel foro. Sirio alzò le sopracciglia e strinse le spalle, abbassando al contempo l’arma.
    «Yvp
    «Che dici, drone?»
    Sirio si risollevò in piedi. «Sì, direi proprio di sì. E con una melta’, anche.»
    Accovacciandosi presso il foro, Aurelios lo carezzò con l’indire. Era ancora caldo. «Chyz...»
    Sirio si mosse per coprirgli le spalle. Allungò un dito alla runa d’attivazione dell’auricolare Vox ad onde corte e la schiacciò. «Conferma, relitto. Verde-su-verde; non ci sono superstiti.»
    «Nuup’», si aggunse Hahàva. Aveva lasciato la poppa e si era riunita a loro, l’arma tenuta in condizione di sicurezza. «Questi bastardi sono finiti cotti.»
    Poveracci, si disse Aurelios tra sé e sé. Sirio si chinò defilato, spazzando l’interno del corazzato con un movimento della sua las-carabina. Ritrasse l’arma un secondo dopo e sbuffò attraverso il passamontagna indossato sotto l’elmetto.
    Aurelios scoccò un cenno ad Hahàva, che annuì. Sotto lo scalda-collo, ne era sicuro, stava sogghignando alla vista di Sirio piegato in avanti.
    «Quello è davvero il Culo dell’Imperium, Sirio.»
    «Staremmo lavorando...»
    «Mmmh-hmm!» Lei allungò l’indice al puntatore ausiliario montato sul suo elmetto e lo cliccò con un colpetto. «Ecco, foto ricordo per le notti solitarie. Ora sono una donna contenta.»
    Lasciandoli divertire, Aurelios si guardò intorno. Due Severan, con l’uniforme rossa delle truppe regolari e la lorica semplice addosso, erano riusciti a lasciare il veicolo e giacevano a pochi metri dai suoi cingoli. O l’onda di pressione li aveva spappolato gli organi interni, oppure il risucchio gli aveva mandati in asfissia.
    Quale che fosse stato, non era stato un buon modo d’andarsene.
    Rovesciò il più vicino sul dorso. Era un uomo, giovane come poteva esserlo lui stesso. Pallidino, con una corta zazzera di capelli color paglia sbiadita.
    Gli erano rimasti gli occhi aperti.
    Hahàva deglutì guardando altrove. «Chyz, povero bastardo...»
    «Già.»
    Aurelios gli forzò le palpebre in basso. Se una Tonaca del Ministrorum l’avesse visto, si sarebbe preso una reprimenda, ma non erano loro a fare i conti con i morti. Le prediche erano facili quando non si vedevano i loro risultati.
    Gli infilò la mano sotto la camicia, rovistando in cerca della targhetta identificativa. Tirandola su, piegò la metà asportabile fino a strapparla e la palleggiò sul palmo.
    «Thaddeus Dmori.»
    M41.Y999…
    L’altro Severan defunto non era molto più lontano e Sirio l’aveva già raggiunto. Gli strappò la targhetta asportabile e l’alzò per guardarla meglio. «Sergio Astal.»
    «Anno?»
    Prima di rispondergli, Sirio sbuffò. «Zero-Zero-Quattro.»
    Hahàva schioccò la lingua con astio. «Sacra Madre-Terra Puttana...»
    Gli altri separatisti erano irriconoscibili. L’esplosione del drone li aveva liquefatti all’interno del loro Chimedon. Per ricostruire le loro identità servivano dei Genetist e non aveva senso tirarli fuori dal relitto. Ci avrebbero pensato quelli del carro-attrezzi.
    Piantando la daga radiofaro nel terreno, Aurelios ne portò la levetta sul glifo d’attivazione. Raccolse una manciata di fili d’erba e li palleggiò sul palmo. Lunghi e intirizziti, erano viola scuro e venati di rosso. Che razza di natura c’era su quel sasso maledetto.
    «Beh’, direi che qui abbiamo fatto.»
    Hahàva si tirò giù lo scalda-collo e si accese una sigaretta. «Non credo ci sia nulla che possiamo prenderci da questo catorcio.»
    Sirio si avvicinò a lei, che gli offrì la sigaretta già accesa.
    «Che taccagna...»
    «Le ho finite, idiota.»
    «Ah!», disse lui restituendole la sigaretta dopo un paio di sbuffate. «Scusa, allora.»
    «Ma va’, phrà. Tutto a posto.»
    Il tramestio dello Hypaspista li interruppe. Era tornato in carreggiata e veniva verso di loro.



    Angolo delle triviaaaah
    Yanphò: informazione, discende alla lontana da "info". Probabilmente un residuo anglo-sassone nell'Elysiano.
    Phrà/Phràs: BRO/BRUH.
    Qvod: Cosa? Sirio sa parlare in corretto Alto Gotico, essendo di nobiltà.
    Chyz: pronunciato ChA-Iiz. E' quel che rimane dell'esclamazione "Jesus".
    Nuup'/Yvp: Nope e Yep, rimasugli linguistici.
    Hypaspista: sostanzialmente è una scatola di latta un BMD4.


    Edited by dany the writer - 4/2/2024, 14:02
  14. .
    TkvDtP2

    Le Prime Ore
    Hahàva Voini’ìl



    Or’Olan ‘Blast
    Or’Olan Aereo Ancoraggio
    M42.025, Terzo di Gennaio


    I tre T’au gli erano sfuggiti! I maledetti blues erano sgusciati alle spalle di un furgoncino, sottraendosi al loro tiro. Allineando l’occhio al mirino della las-carabina, Hahàva flesse l’indice.
    Azzerò la propria visuale sulla vettura, scorrendo avanti e indietro dalla prua alla poppa. Era un mezzo ruotato, purtroppo. Ah, se solo fosse stato un veicolo a-grav!
    Gonfiò il bicipite, mantenendo ferma la sua presa sull’arma. Trasse un buon respiro e lo rilasciò, contrastando l’istinto delle braccia di ondeggiare e distorcere la mira.
    Cinque secondi.
    Niente.
    Dieci secondi.
    Nessun movimento.
    L’aereo ancoraggio era scosso, con pause più o meno lunghe, da scoppi. Alcuni erano molto ravvicinati, razzi aria-terra o missili Krak d’attacco sganciati dalla copertura aerea su siti d’interesse prossimi alla loro zona operativa.
    Altre erano più lontane. Talvolta rimbombavano pesanti, ruzzolando le loro onde d’urto fin lì. La rete elettrificata che stava alle loro spalle tremolava quando succedeva.
    Tamburellò sulla cassa con le dita della sinistra, corrucciandosi. Il flusso dei fuggiaschi scorreva davanti al puntatore, schiumando grida e allarmi. Staccò l’occhio dal mirino e sbatté la palpebra per riabituarla alla luce esterna.
    Lo zaino tattico e il Kometar-Mod.220 steso di traverso lungo le spalle le pesavano sulla schiena, incollandole l’armatura all’uniforme e questa alla pelle. Quell’affare pesava, per il Trono d’Oro. Come il paracadute. Il suo tablet da polso segnalava sedici gradi all’esterno, ma con tutta la roba che aveva addosso, se ne sentiva addosso almeno il doppio.
    Ritornò a seguire l’evacuazione e un brivido le attraversò la spina dorsale. Aveva visto qualcosa, agli inizi del suo passaggio. Tornò indietro, riportando il fucile in posizione per guardare il fianco nord-ovest della strada che, in fondo alla pista, portava alla metro.
    Yah-ah!
    Alzò il pugno chiuso e pulsò una sola volta, poi sollevò indice, medio e anulare. Li incrociò, mandando un ping d’avviso al sergente Aurelios. Quest’ultimo s’inginocchiò alla sua destra, alzò l’Accatran e ne spinse il calcio contro la spalla.
    «Mmh...»
    «Cinque», bisbigliò Hahàva. Portò il puntatore a inquadrare l’apripista della formazione nemica. Sul suo spallaccio erano impressi sia marchi T’au che segni numerali ispirati a quelli imperiali. Tutti in bianco su azzurro. «Più due medici.»
    E i due della pattuglia precedente. Se avessero attaccato, sarebbe stato uno scontro di nove contro cinque. In sé fattibile, ma complicato dal fatto che, senza una via laterale da cui fiancheggiarli, sarebbero andati all’attacco faccia a faccia.
    E quella non era mai una buona premessa. Come diceva il maggiore, uno scontro alla pari poteva anche essere bello, ma nove volte su dieci era solo stupido. Al di là delle considerazioni personali, era meglio tornarsene a casa a lavoro fatto e finito con un rapporto di dieci a zero, piuttosto che un paio di richieste per decorazioni postume. E un attacco frontale le richieste per le decorazioni postume le attirava come lo sterco con le mosche.
    «Non ci hanno visto.»
    Ma se erano entrati in contatto con la pattuglia di pochi minuti prima, sapevano che c’erano assaltatori imperiali all’interno del perimetro. I trasformatori, per quanto sicuri, erano una posizione ormai bruciata, da lasciare alla svelta. «Per ora...»
    L’apripista si piegò presso un palo segna-miglia e sventolò il braccio per chiamare a sé la squadra. Due Guerrieri del Fuoco, tra cui un paio di Zoccoli, lo raggiunsero con un corto scatto. Si assieparono presso il guard rail, guardinghi e parzialmente scoperti. Hahàva strinse il grilletto. Erano fermi già da alcuni secondi, con le loro armi puntate a mezzo busto,
    Si guardavano attorno con un che di perso. Sì, proprio soldati del Domusdie.
    E quello era una squadra d’assalto a guardare i suoi armamenti. C’era una preponderanza di Stivali rispetto a Zoccoli, che puntava ad un’unità di milizia locale piuttosto che un reparto della Cadre Or’Olan, più armato e fornito.
    Seguendoli nella loro cauta avanzata a ridosso dei fuggiaschi, Hahàva contò due fucili ad impulsi. Modelli lunghi. Erano terribili sulla lunga distanza, ma a corto raggio non rendevano bene. Il resto era armato con carabine e alcune las-armi, però di manifattura T’au.
    Dopo quella pausa, i T’au continuarono a procedere chini, costeggiando il guard rail sospeso a mezz’aria. Avrebbero potuto tagliare loro la strada con una raffica della Draken.
    «Sergente?», chiese Zhayn sul canale a onde corte.
    «Aspetta. Manteniamo.»
    Due droni seguivano la colonna. Uno era armato, l’altro montava solo un set di telecamere. Accelerarono in testa alla colonna, saettando i loro obbiettivi ora qui e ora lì. Quattro Guerrieri del Fuoco li seguirono, sistemandosi a ridosso delle ringhiere in cima ai muretti, che scendevano sottoterra. Tra loro, uno cominciò a segnare alla gente di passargli oltre.
    Hahàva ingrandì su di lui. Era il loro comandante, un ‘Vre. Alzò la testa, tutta coperta dall’elmetto oblungo, e il suo gesto cambiò di colpo, facendosi più secco. I Guerrieri del Fuoco s’accucciarono e fecero una levata di scudi verso l’alto.
    «Siamo coperti», disse Aurelios, abbassando un po’ la sua arma. Subito oltre le piste e il guardrail, due helos d’attacco Garoniani stavano effettuando un sorvolo rapida a bassa quota del perimetro del quadrante Horholandius, scortati da una delle loro cannoniere Vendetta. Girarono attorno alla fiumana dei fuggiaschi, mantenendo una buona crociera e altrettanta distanza dal suolo.
    Hahàva richiamò l’attenzione del sergente, puntandogli la squadra. Era bloccata in sito. Il suo comandante era indeciso, accucciato presso il guard rail. I Guerrieri del Fuoco passavano dal tenere sotto tiro i velivoli a puntare nella loro direzione, senza prendere una decisione in merito.
    Erano vulnerabili! «Attacchiamo?»
    «Restiamo in svantaggio.» Le rispose Aurelios, che poi si chinò in ginocchio presso il bordo destro della linea dei trasformatori. Accennò a Cyrene di venire lì, imbracciando l’Accatran per essere pronto a coprire la sua avanzata.
    L’operatrice Vox zigzagò a brevi scatti. S’inginocchiò contro il terriccio, lasciandosi cadere in avanti su gomiti e ginocchi. Aurelios sganciò la cornetta dal suo apparecchio e l’avvicinò al proprio viso.
    «Vang-Primus A a Secundus, Vang Primus a Secundus
    Dal vox gracidò la risposta di Mâhrat. «Vang-Secundus B, qui. Procedi, Vang-Primus A.»
    «Abbiamo contatti sulle nostre Ore Ventiquattro. Sette, in aggiunta ai tre precedenti.»
    «Vi hanno avvistato?»
    «Ya-ha.»
    «Rimani professionale, Markhairena.» Si vedeva, anzi si sentiva che era l’ombra di Ben Elyssa. Stesso inesistente senso dell’umorismo. «Abbiamo rinforzi in arrivo. Segnate che la zona è aperta agli sbarchi, e muovete all’attacco appena si apre una finestra.»
    «Veicoli dal vostro lato, Vang-Primus B?»
    «Negativo al momento. Siamo in ascolto per a-grav.»
    Hahàva si guardò alle spalle, staccando l’occhio dal mirino. La ZdS era operabile, ma avrebbe esposto le squadre in sbarco al possibile fuoco di quei T’au. «Per coprirli ci dobbiamo far vedere noi...»
    Aurelios allontanò la cornetta, coprendo gli altoparlanti con il pugno. «Sssht
    Riportò l’occhio al mirino, focalizzando sul capitano di quel manipolo di T’au. «Ssht un cazzo. Se un ordine è stupido, va detto.»
    «Sì, ma siamo qui per fare il nostro lavoro...» Con la cornetta di nuovo vicina al visore, Aurelios curvò le spalle. «Secundus, siamo in condizione di attaccare. Abbiamo Civies negli obbiettivi, però. Abbiamo velivoli amici in superiorità.»
    «Ricevuto per velivoli amici, Primus A», in sottofondo crepitarono degli spari. Erano las-armi. «Devono sganciarsi a breve, stanno facendo copertura per gli sbarchi.»
    «Secundus, avete aperto voi il fuoco?»
    Dei bagliori rossi scoppiarono sul guard-rail, sprizzando schegge di metallo fuso sui Guerrieri del Fuoco. I civili in fuga si fermarono, coprendosi la testa. «Negativo. Mantenete il sito e procedete appena gli sbarchi sono completati, abbiamo un ping alleato. Decifriamo.»
    Aurelios annuì, chiuse il canale e coprì i fori della cornetta con il pollice. «Oh, qualcuno ci sta rubando le piste...»
    «Figli di puttana!» sbottò Hahàva, spostando il peso da un gomito all’altro. Una scossa attraversò il terreno, crescendo in una manciata di secondi da poco più di un tremore ad una ventata sorda e cieca. Due Lightning Stryker, blu e bianchi, sfrecciarono sopra di loro con i post-bruciatori che brillavano nella penombra. In avvitamento orizzontale, virarono verso le piste e dai loro ventri scoppiarono in avanti due nevicate di flares e photo-disturbatori.
    Aurelios sganciò un flare ultravioletto dalla sua cintura, trasse indietro il braccio e, sbuffando, lo scagliò al di là del varco che avevano aperto nella rete. Il flare scoppiò in mezzo all’erba aliena, sprizzando il suo composto nella penombra creata da quei due soli rossi.
    Le cannoniere erano attrezzate per rilevarli e, a giudicare dalle due che erano atterrate a ridosso della ZdS del capitano Ben Elyssa, anche lui aveva segnalato il via libera.
    Il Vox di Cyrene s’animò con un breve brusio di statica. «Vang-Primus A, qui Carrier Vang-Quinta. Coprite ZdS evidenziata, sbarco in quindici sec.»
    Cyrene cercò un segnale da Aurelios, che annuì e alzò un pollice a segnalare il Tutto OK. Indietreggiò verso la rete, tenendo la linea dei trasformatori alle proprie spalle per non trovarsi allo scoperto.
    L’operatrice Vox avvicinò la cornetta al proprio visore e abbassò un po’ la testa. Era un suo tic. «Ricevuto, Carrier Vang-Quinta. La vostra ZdS è coperta, siamo in stand-by operativo.»
    «Mantenete fino allo sbarco, grazie.»
    «Ricevuto per mantenere, Vang-Quinta.»
    Ululando tuoni di reattori che scendevano di ritmo, una Valkyrie planò alle loro spalle. Impattò con i carrelli, rallentando la propria discesa con i jet di manovra, e poi il sussulto dei portelloni che si aprivano rimbombò da dietro la recinzione elettrificata.
    Vang-Quinta prese posizione in una falcata e mezza, occupando un cerchio intorno alla cannoniera. Si mosse per raggiungerli, scorrendo su due direttive. Un lampo azzurro sgorgò dal guard rail, esplodendo vicino alla metà che veniva da sinistra. Scoppiò a terra, frenando la sua avanzata.
    «Ingaggiati!», esclamò Aurelios alzandosi sulle ginocchia. Spianò l’Accatran e aprì il fuoco sul guard-rail e gli assaltatori T’au, rilasciando tre colpi in rapida successione.
    Hahàva sbatté le palpebre.
    Era cominciata, allora. Aggiustò la presa dei gomiti e delle ginocchia al suolo e riportò l’occhio al mirino, allineando il puntatore sulla figura d’un T’au impegnato a sparare. Era uno dei due tiratori con il lungo fucile ad impulsi.
    Tra collo e piastra toracica la loro armatura era più sottile. Più vulnerabile. Portò l’arma a tiro e tirò il grilletto, trovando familiarità nell’eco supersonico dello scoppio. Il T’au caracollò a terra, con una vampata di fumo che saliva da poco sopra lo sterno. I due medici lo soccorsero, coperti da uno Zoccolo armato di las-carabina.
    Alzò l’arma per sparare e Hahàva lo azzerò con un colpo nella lente principale dell’elmetto. I suoi compagni persero un secondo, poi esplosero a sparare ad alzo zero sui trasformatori. Zhayn replicò con la Draken, costringendoli al silenzio. La mitragliatrice tuonò, sgranando una cintura di calibri pesanti che scoppiarono avanti e avanti, sprizzando terra e asfalto polverizzato. Esplodendo slabbrate bolle di scintille, i suoi colpi raggiunsero il guard-rail, scheggiandolo nel cercare di prendere i T’au al di là.
    Una raffica di carabina ad impulsi fendette l’aria, sprizzando geyser di terra bruciata. Uno dei loro commilitoni di Vang-Quinta cadde all’indietro, premendosi una mano contro l’ascella.
    «Abbiamo un ferito, Secundus», disse Aurelios nella cornetta Vox. «Stanno inchiodando Quinta.»
    «Copiato. Procedete per liberarli. Vang-Quinta A prende l’edificio alla vostra sinistra.»
    «Chiaro, Quinta A sugli uffici. Ci muoviamo!»
    Colto il segnale, Hahàva s’impuntò sulle ginocchia e si spinse in piedi. Scivolò oltre i trasformatori, zigzagando in avanti.
    Sopra alle sue spalle, la mitragliatrice di Zhayn continuava a scaricare fuoco di soppressione sulla linea del guard rail. I calibri le fischiavano vicini, incrociandosi al più disperso fuoco di controbatteria alzato dai T’au ancora impegnati. Stringendo la testa tra le spalle, Hahàva caricò un fumogeno nel lanciagranate sotto-canna e svirgolò l’arma in alto.
    Tirò il grilletto ausiliario, rilasciando l’ordigno.
    Una nube biancastra scoppiò a bordo della pista, rilasciando una scarica di disturbi elettronici. Aurelios le sibilò sulla destra, seguito da Cyrene. Quindi Joshùa doveva essere alle sue spalle. Nessun ping dal suo elmetto, però.
    Strano.
    Visto il guard rail esterno, Hahàva ci appoggiò una mano sopra e si spinse oltre. Il tonfo con il prato le risalì dalle punte dei piedi alle spalle, trasmettendole un tremore sordo. Strinse i denti, lo ignorò e coprì qualche altro metro correndo. Si gettò in avanti, grattando l’erba con le protezioni per i gomiti e le ginocchia. Alzò gli occhi alla visuale termica e l’attivò, allineando la las-carabina sulle figure dei T’au ormai non più di ottanta metri da lei.
    Le silhouette dei civili disturbavano la resa grafica. Scorrevano a ridosso degli Assaltatori, correndo verso la metropolitana per mettersi in salvo. Premendo il calcio contro il braccio, Hahàva aggrottò la fronte. Una sagoma si staccò dal bordo, alzandosi sulle ginocchia.
    La inquadrò e fece per sparare, ma tre lampi rossi le scoppiarono sul tronco. Con l’Accatran spianato, Aurelios le passò accanto e scoccò un cenno.
    Pazzo! Slanciandosi in avanti con un colpo di reni, Hahàva lo tallonò. Uscirono dalla nube fumogena e deviarono di corsa verso un montacarichi transpallet abbandonato sul prato. Si accostarono alla sua cabina di pilotaggio.
    «Me l’hai rubato.»
    «Ah, sempre a lagnarti!»
    Aurelios le diede un colpetto sulla spalla e lei arretrò, lasciandogli il lato esterno del montacarichi. Scavalcò i bracci esterni, spazzò il terreno davanti a lei fermandosi di colpo. Esplose una raffica di sbarramento sul guard rail, poi ritornò indietro.
    Con lo zaino urtò le spalle di Aurelios.
    «Ma che cazzo fai?»
    «Scusa!»
    Una corta raffica di carabina ad impulsi sbrecciò il tettuccio del transpallet, piovendo scintille a raggio.
    Scendendo sulle ginocchia, Hahàva controllò la cella energetica e poi si sporse. Tornò indietro con un mezzo balzo, evitando di farsi colpire da una sequenza di dardi azzurrini.
    «Ancora!», urlò Aurelios arretrando per tornare al riparo. «Cazzo, piantala di urtarmi!»
    Gettandosi a terra, Cyrene si stese accanto a loro e prese a fare fuoco sul guard rail. Con lei a coprirlo, Aurelios si mosse in avanti e zigzagò. Seguendolo, Hahàva alzò il braccio sinistro per fare da appoggio al sotto-canna dell’Accatran. Sparò una breve raffica per coprire il compagno, poi deviò a destra per non offrire ai T’au un bersaglio troppo allettante.
    Più in avanti, in diagonale rispetto a lei, c’era una scaletta mobile che portava al portellone d’ingresso di uno shuttle. Salì i primi gradini di corsa, tornando a fasciare l’astina con la sinistra. Uno scalpiccio la raggiunse alle spalle, seguito da un ping.
    Era Libri.
    Presa posizione presso il portellone, si spinse contro la fiancata per fare spazio al commilitone. Cariad sbloccò l’accesso e s’infilò all’interno per primo, dardeggiando con l’arma in rapide arcate per assicurarsi che non ci fossero ostili. «Libera!»
    Lo seguì.
    Con la coda dell’occhio lo vide armeggiare con l’altro portellone. Si mosse verso la cabina di pilotaggio, entrando a testa bassa e arma spianata. Dei lampi azzurri le balenarono davanti agli occhi, seguiti dal frantumarsi dei vetri del cupolino. Si piegò in ginocchio davanti alle consolle, alzò l’Accatran e sparò in semi-automatico verso l’origine di quei colpi.
    Quattro, cinque, sei, sette spari. Arretrò, guardando l’indicatore della cella energetica. Era ancora buona, ma valeva la pena rischiare con mezza carica? La sganciò premendo un bottone sul lato dell’arma, stappò una tasca e ne infilò una fresca.
    Ièn aveva sbloccato il portellone. Lo seguì, prendendo il controllo della soglia. Lui si scoprì, esplodendo un paio di colpi sui T’au ora sottostanti e tagliati di lato. Uno cadde ferito, l’altro si sganciò e prese riparo dietro gli scalini della metro.
    Il portellone decollò a mezz’aria davanti ai suoi occhi, tranciato da una scarica di calibri pesanti. Una mitragliatrice o un blaster ionico, fuoco fitto e costante. Aveva liquefatto il metallo e strappato il portellone, che ora rimbalzava sul prato. Ièn arretrò, accucciandosi di colpo.
    «Hanno un Devilfish.»
    «Abbiamo visuale?»
    Libri le rispose con un cenno del capo. «Sì.»
    «Devilfish!», risuonò sul canale Vox di squadra. Era la voce del capitano Ben Elyssa. «Ore Venti, traverso venticinque. State giù, lo triangolano!»
    I ruggiti degli aerei si avvicinavano...


    Trivia

    -Yah-ah, Ahaha; gergalismo elysia per uh-uh. Sorprendente, vero?
    Devilfiish: è un APC/IFV T'au, prodotto anche in Or'Olan. Potevo menzionarlo come Pesce-Diavolo per evitare il forestierismo, ma non ne avevo voglia.
    Kometar: è già apparso all'inizio, si tratta di un lanciarazzi portatile spara-e-dimentica di produzione Garon/Gladiana. In pratica è uno NLAW/Javelin/Stinger che spara anche munizioni termonucleari a basso carico.
    Accatran: il principale pattern d'armamenti usato dagli Elysia. La sua configurazione bull-pup permette di salvare spazio.
    Horholandius: precedente nome di questo 'Blast, quando era sotto la giurisdizione imperiale pre Accordi di Corinth. Poiché i T'au hanno qualche difficoltà a concepire la h aspirata tipica della zona, lo hanno progressivamente trasformato in Or'Olan. Ma l'ImperiVm non è d'accordo con questa nomea e la trova un'altra misura dell'ILLEGALE REGIME DI T'AU per de-imperializzare e opprimere le popolazioni imperiali e le loro fantastiche lingue locali. Ovviamente perché i T'au sono etno-collettivisti nazionalisti banditi nemici!
    Domusdie: domenica.


    Edited by dany the writer - 30/3/2023, 00:24
  15. .
    CITAZIONE (Raistlin94 @ 21/3/2023, 01:36) 
    CITAZIONE (dany the writer @ 20/3/2023, 10:31) 
    Ciao Raistlin!

    Facilità di lettura. Definire Ièn come un universitario, e qualcosa che Tariq apostrofa come socialista, viene prima di qual si voglia altra architettura di definizione che porterebbe alla stessa cosa con più giri.

    Quanto a che non ci sia posto nel 40K per cose del genere, non sono d'accordo. l'Imperium è vasto, non è uniforme, non è omogeneo.

    Ciao Dany, sì ricordo i tuoi racconti e sì l'Imperium è vasto, non uniforme e non omogeneo ma no. Il socialismo non è una corrente politica nell'Imperium quindi semplicemente non sanno cosa sia e non credo proprio che facciano l'università; l'unica cosa di simile è la Schola Progenium.
    L'operazione militare speciale è una cosa dei russi dei nostri anni, nelle decine e decine di romanzi ufficiali del 40K l'Imperium non ha mai definito una guerra od una battaglia in questo modo.
    Mo. E' il tuo racconto quindi ci puoi mettere quello che vuoi adducendo che sì nella Galassia ci può essere la qualsiasi, la stessa GW a retcon ci ha rotto le scatole, però (PER ME) guastano il racconto perchè sono definizioni non necessarie che vanno a modificare cose invece realmente esistenti in quel mondo senza aggiungere nulla se non fan service. Conoscendo ed amando il 40K leggere termini non necessari e che non c'entrano mi fanno storcere il naso e mentre leggo il resto mi rimane il fastidio per quei termini.

    A tutto devi pensare "il perchè".
    Perchè dovrebbero definirla "operazione militare speciale"? Devono dire all'opinione pubblica che non è una guerra o non farsi condannare troppo dalle altre nazioni?
    Perchè dovrebbero conoscere il socialismo? Dove lo imparano?

    Giuste osservazioni

    Circa perché sia detta Operazione Militare Speciale... perché è un'Operazione Militare Speciale, affrancata dalla Crociata. Viene condotta principalmente dai Sector Gladius e Garon con alcuni supporti dal resto della Crociata e dell'Imperium e perché è, funzionalmente, una battuta.
    E' un'Operazione Militare Speciale perché è un'Operazione Militare Speciale. Forse non la vogliono chiamare guerra per non legittimare il Regime Bandita di T'au, forse volevano pubblicizzarla così alla Terra.
    Magari, con già una grossa Crociata in corso, era più semplice ottenere fondi descrivendola come "Un'Operazione Militare Speciale per de-militarizzare e de-nazionalizzare i T'au che bombardano il Garonbass!"
    I mean... davvero, è una battuta. Non leggerci più del dovuto.

    Circa università e mica università, no. La Progenium non è la sola scuola imperiale, anzi; la Progenium è un'istituzione para-statale, se vogliamo. In Necropolis, hai ospedali civili e medici civili e la dottoressa Ana Curth menziona di aver studiato molti anni per arrivare alla sua posizione. E' giusto attenersi ad una certa visione, ma io suggerisco di non bloccarsi sulla stessa.
    Se ti sto dicendo che Ièn è un universitario, prendilo così come viene. Ièn appartiene ad un ceto sociale non elevato, ma nemmeno basso della popolazione di un Sector relativamente ricco e commerciale (Elysia) non troppo distante dal cuore dell'Imperium. Non mi piace auto-spoilerarmi in un commento, ma in sostanza la Guardia Imperiale gli paga le rate fintanto che lui copre un tour di servizio. Che poi questo tour di servizio sia allungabile praticamente a piacere da chi è sopra, è un altro dettaglio.
    Quel che gli rimane è che prima o poi lo congedano e avrà l'università pagata.

    Quanto a socialista...
    Ièn è "uno studiato". Nel primo pezzo cita Ozymandias, che già dice abbastanza su come un'opera di poesia di due secoli fa sia in qualche modo arrivata a loro con ancora un significato simile. Allo stesso tempo, quello che Tariq identifica come socialista può essere qualcosa che io ti tratteggio con questi termini per una semplicità di comprensione, piuttosto che tirare fuori un neologismo che nessuno coglierebbe.
    Dire che è un "vulgusivsterist-omnibasicdirictista della domenica" non ti farebbe capire niente. Dirti che Ièn è l'Universitario Socialista o Libri o Lo Studente o così via ti rende quel che voglio farti rendere di lui.

    Siccome questa è una fyccina che sto scrivendo per simpatia, distante da altre opere più complesse che ho in cantiere, e per fare un po' un digesto di una guerra vera che sto seguendo dal giorno uno... non pretendere più di quel che trovi nel post. La parola dell'autore, certe volte, è la parola dell'autore. Una storia è un prodotto, se non piace se ne trova un'altra e via così.
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