Valorchives

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  1. dany the writer
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    Verona, Imperium dell'Uomo

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    Capitolo I-B
    Ikaròs “Graande Taauma!” H.




    +++Segmentvm Obscvrvs
    Hera-Amiir Sector

    Espansione di Zaqqurava
    Sistema Stellare di Hervara

    Hervara IV-B, Mondo-Civilizzato
    Continente di Invyyere

    Portal Danòrra, 203.6 chilometri SO da Negemyn
    M42.Y022+++


    «Abbiamo ordine di verificarlo o possiamo passare oltre?» domandò Markhairena a Tiber. Lo specialista Vox sganciò la cornetta dall’alloggiamento e la palleggiò.
    «Io verificherei», disse Jason, posando il cannocchiale binato. «Non si sa mai.»
    «E sarei d’accordo...»
    «Ma?»
    Quarta alzò la testa: «Fermarci è un rischio.»
    Lo era anche continuare a muovere in avanti, ma non era il caso di dirlo. C’erano momenti dove farsi sentire e altri in cui era meglio che fossero i sergenti a decidere.
    Restare fermi, dov’erano in quel momento così come nel parcheggio di uno Zavtacamoil, voleva dire esporsi all’arrivo di qualche drone-suicida. Non ne avevano incontrati da quando si erano messi in moto, ma ciò non voleva dire che non fossero in zona.
    Per quanto ne sapevano, potevano essere a più alte quote.
    «Con un Hypas’ e una squadra come siamo, Aur’, non siamo proprio una ricognizione in forze» continuò Quarta, cercando una reazione da Markhairena.
    «No, chiaro.» Aurelios alzò il bordo del suo scalda-collo mimetico. «E non siamo armati per fare a pugni con avanzi sostanziosi, se capitano.»
    E su quello aveva piena ragione. Lo Hypaspista montava una brandeggiabile cal. 55 e un las-cannone con una portata di 63 mega-thule. La prima era pensata per vedersela con la fanteria. Nel complesso, non faceva un brutto lavoro, per essere un prodotto della serie Vanaheim. Non era una Draken Gladius-Pattern, ma quelle erano impegnative da reperire in giro.
    Il secondo, invece, aveva un buon serbatoio di colpi dalla sua, ma come contro-carro peccava non poco di forza e morso.
    Lo Hypaspista doveva essere leggero a sufficienza per essere portato dagli Sky-Talon o da un qualsiasi helis capace. Se fosse stato troppo pesante, sarebbe stato inutile per un’unità avio-trasportata e lanciata.
    Per compensare quella mancanza, la cupola montava due missili HK e all’interno dell’arsenale c’era una ricarica. E basta.
    Come aveva detto il Colonnello ancora in Elysia, nove volte su dieci, i corazzati erano da lasciare ai corazzati.
    Allargò le gambe, incuneando le rotule nell’incavo dei gomiti. Il las-lungo venne a premergli contro le reni, costringendolo ad una scomoda torsione. Si tolse la sua tracolla di dosso, finendo a pungolare Ièn con una mezza gomitata.
    «Ops! Scusa.»
    Ièn scosse appena la testa. Lo Hypaspista offriva poco spazio e non c’era niente da fare in merito. Urti e spinte, lì, erano più frequenti delle pallottole nemiche.
    «Nessun problema...»
    «Mmh.»
    Ikaròs spostò il las-lungo a lato, infilandolo tra l’aggancio d’uno dei drappi della rete mimetica e una fila di borsoni. Lo spinse per bene in fondo e si assicurò che fosse stabile. Assestò un piccolo schiaffo sul calcio e, soddisfatto, tornò accovacciato contro la torretta. Da presso i suoi piedi recuperò l’Accatran d’ordinanza, inclinandolo perché non finisse a puntare qualcuno dei suoi compagni di squadra.
    «Quindi?», intervenne Jason.

    Da sotto i suoi piedi provenne la voce del guidatore, di cui Ikaròs proprio non ricordava il nome. «Stare fermi costa carburante!»
    Ma almeno ne aveva uno? Sì? Forse? Ah, non era importante. Magari si chiamava Titius, oppure Caius. Era pieno l’Imperium di quei due.
    Markhairena si piantò le mani sui fianchi. «Quindi ci assicuriamo che quel passaggio sia sicuro, prima di tutto. Poi, riferiamo la situazione al comando. Se ci sono rinforzi in zona, ci muoviamo con loro.»
    Guardandosi attorno, il capocarro schioccò la lingua. «Mi piace.»
    Gli eroi morivano presto.
    E male, soprattutto.
    «Porto giù il drone...», mormorò Zhì, picchiettando sul suo cogitator portatile. Ikaròs guizzò con gli occhi in alto, in cerca del servo-teschio. Era un gioco stupido e inutile, ma gli piaceva provare a indovinare la sua posizione e direttiva d’arrivo.
    Solo, ogni volta che scommetteva in merito con Tiber, quel maledetto finiva per vincere. Aveva proprio una fortuna sfacciata.
    «Dimmi quando sei in posizione», le ordinò Markhairena, scambiandosi un cenno con Quarta. «Mandiamo avanti lui.»
    La specialista strinse le spalle. «Dhjak...»
    «Tzjak», le bisbigliò Ièn, chinandosi in avanti. «Qui dicono tzjak
    «Son la stessa cosa», disse Ikaròs.
    Ièn appoggiò le mani sulle ginocchiere. «No, però va bene così.»

    Ringhiando, le catene di trasmissione dei cingoli ripresero a scorrere. Da fermo, lo Hypaspista sussultò in avanti, mordendo l’asfalto della Provincialii Via M.49. Ikaròs strinse una maniglia di sicurezza, lottando contro l’impeto che lo spingeva in avanti.
    Riassestandosi in carreggiata, il veicolo avanzò. I fianchi della strada tornarono a scorrere, seppur lenti. Al di là dei recinti di sicurezza, strali di bosco si susseguivano in bizzarre tinte aliene. Al di là di sterrate e cartelli monchi, però, non c’era granché da vedere.
    Aveva sentito qualche voce, ancora sulla Trono; gli alberi, su pianeti come quel sasso intirizzito, erano strani perché qualcuno li aveva adattati a ricevere luci più specifiche, del tipo ultravioletto o infrarosso. Roba da Libri, più che sua.
    Lasciò il cane dell’Accatran alla sinistra, allungando l’indice alla scocca del grilletto, e con l’altra mano si strinse al pennone della bandiera issata in poppa. Allo sguardo perplesso di Ièn, Ikaròs dardeggiò con gli occhi a destra e sinistra.
    «Posa eroica, phrà
    Doveva solo trovare una Chrono-Rimembrante sperduta, e possibilmente single, e con un calendario di buone pose era sistemato per la vita.
    Sul viso dell’altro tiratore scelto della squadra avvampò un colpo di risata. «Bellissima.»
    «Raccatto tutta la phyga di questo posto, così.»
    «Sicuro.»
    Dalla prua, Hahàva sbuffò. «Non che ce ne sia tanta in giro, ey...»
    «Non sai trovarla.»
    «Senti chi parla.»
    Ora scuro in volto, Ièn inforcò il suo las’. Accostò l’anulare alla levetta della sicura, levigandola senza spingerla in basso.
    Lo Hypaspista stava rallentando.

    Dai tubi di scappamento si disperse una folata grigia, pregna di Promethium esausto, e la traiettoria del VPIC cambiò con una sterzata, lenta e regolare, sulla sinistra. Da prua salì un contraccolpo metallico, seguito dagli sbotti e dalle imprecazioni della squadra.
    Il recinto di mezzo cedette, finendo sotto il macinare dei cingoli, e lo Hypaspista avanzò defilato incontro alla colonna portante del cavalcavia.
    «Vai, vai, vai...», diceva Jason, accompagnando dei battiti con il piede alle sue parole. «Oy, riduci un po’ quei cazzo di giri! Buono! Sì, vai, vai, vai...»
    Un nuovo contraccolpo costrinse Ikaròs a stringersi di nuovo alla maniglia, lasciando andare la bandiera. Il VPIC indietreggiò d’una mezza dozzina di metri e si riallineò con una sterzata. Tornò in marcia con uno slancio brusco, puntando in diagonale verso la colonna. La sua ombra sull’asfalto crebbe, fino a dominare sul veicolo.
    Recepito un segnale da parte di Markhairena, Ikaròs diede un colpetto sullo spallaccio di Ièn e si aprì la strada fino alla poppa. Saltò giù e si defilò, prendendo il controllo dell’angolo esterno del mezzo. Posò un ginocchio sull’asfalto e con la destra estese il treppiede di supporto dell’Accatran. Si stese, incassando il calcio contro la spalla e allineando l’occhio al puntatore.
    Ién avrebbe preso il controllo dell’altro lato.
    Ronzando, il drone di Zhì planò davanti al suo angolo di tiro. Da dove Horus era venuto? Se non avesse avuto un lavoro da fare, si sarebbe alzato per strappare il cogitator dalle mani della specialista e scoprirlo.
    Horus scalzo in una valle di chiodi arrugginiti, non l’aveva nemmeno sentito arrivare. Se fosse stato un drone dei separatisti…
    Meglio non pensarci.
    Sbuffi chiodati sopraggiunsero alle sue spalle, seguito da un sussulto di giberne e di zaino. Distolto l’occhio dal puntatore, Ikaròs si guardò alle spalle per sincerarsi di chi fosse.
    Zhì, lo sguardo curvo sul cogitator di guida e navigazione, alzò un pollice per dargli il Tutto Ok e si spinse sul lato interno. Picchiettò con indice e medio sul monitor, sbloccandolo.
    «Vediamo un po’...»
    «Si chiama Yarrick, vero?» Che stupido nome! Il suo precedente servo-teschio drone, quello che era andato distrutto durante la battaglia per Chernobasa, aveva avuto un nome perfino più idiota. Lancel, o Lancetel. Una cosa di quel tipo, comunque.
    Non sapeva farci con i nomi.
    Zhì non si distrasse dalla guida. «Yorrick.»
    «Y… Yorrick?»
    «Yorrick. È di Amulet.»
    La parte alta del cavalcavia era sgombra. Salvo autovetture abbandonate, non c’era anima viva. «Ah, sì. Vero, Amulet.»
    Cosa Horus era Amulet?
    Yorrick planò oltre il profilo dell’arco, intrufolandosi nella penombra. Il suo puntatore scandagliò il pavimento, soffermandosi alcuni secondi prima di dardeggiare in alto. Scandagliò gli angoli, spazzandoli con una luce elettrica dalla tinta bluastra.
    «Merda...», sibilò Zhì, regolando il drone perché recuperasse un metro e mezzo di quota. Un secondo dopo, si stese al suo fianco, spingendo in avanti il suo las-fucile d’assalto per appoggiarcisi sopra con il braccio. «Lì, lo vedi?»
    Chiuso l’occhio libero, Ikaròs seguì l’indice della compagna di squadra. Un brillio traslucido avvampò dentro il reticolo del suo puntatore e si fermò, allungando indice e medio al grilletto.
    Allentò la presa, ricordandosi che era a diversi metri da quel rischio.
    «Yvp
    Scattata in piedi, Zhì recuperò la propria arma e si portò alle spalle di Markhairena, appostato in ginocchio un paio di metri avanti allo Hypaspista.
    «C’è un rasoio, lì.»
    «Ma porca puttana...» Un secondo dopo, il vox ad onde-corte si animò. «Gente, c’è un OEI all’ingresso. State fermi.»
    «Manica di stronzi», sussurrò Quarta. Fu lui a raggiungerlo, affiancandolo dov’era stata Zhì fino a pochi secondi prima. «Oy, Ik’’. Riesci a vedere dov’è l’ordigno?»
    Non con questo mirino. Gli segnalò di aspettare e strisciò all’indietro, raggiungendo la poppa del VPIC. Si arrampicò in cima e sgattaiolò fino al suo las-lungo. Ne agguantò il manico con la sinistra e con la destra slacciò un drappo della rete per liberarlo.
    Una delle borse ruzzolò sull’asfalto.
    «State giù!», urlarono Quarta e Markhairena all’unisono. Esposto sul fianco dello Hypaspista, Ikaròs si accucciò, alzando un braccio a proteggersi il viso.
    Non successe niente.
    Markhairena e Quarta avevano entrambi alzato il pugno. Sollevarono l’indice e, due secondi dopo, il medio. E ancora non successe niente.
    Anulare.
    Nulla.
    Mignolo.
    Nessun segno.
    Pollice...
    «Libera!», annunciò Aurelios.
    Respirando, Ikaròs si gettò in spalla la tracolla del las-lungo e scivolò giù dalla poppa, inginocchiandosi sull’asfalto. Si diede una sberla sull’elmetto, poi si portò all’altezza di Quarta e tornò a stendersi. Il sergente sospirò.
    «Hemer
    «Yvp. Me lo merito», gli rispose con un sussurro. Estrasse il las-lungo dall’astuccio e dispose il bipede di supporto, appoggiando l’occhio al puntatore telescopico. Con un colpetto del medio accese il mirino binato laser, che perforò il buio proiettando un sottilissimo, lungo strale cremisi sulla parete destra di fondo del cavalcavia.
    Dei tonfi da sinistra lo fecero sussultare. Quarta gli posò una mano sulla schiena, quindi gli fece cenno d’attendere. Sbirciò da sopra la gonna del cingolo, in cerca di Markhairena.
    «Che succede?»
    «Porta d’accesso, sinistra», scandì lui, a voce quanto più alta e nitida possibile. «Ho visuale su una donna. Civili.»
    «Dorn fottuto!»
    «Ièn!», chiamò Aurelios. Dalla sua posizione, Ikaròs lo vide orientarsi verso la porta. Abbassò il tiro dell’Accatran, ma non ruppe il contatto visivo con chiunque stesse al di là. «Ièn, ascolta. Digli di non muoversi.»
    Libri espirò, prima d’issarsi sulle ginocchia e avanzare oltre il suo angolo di tiro. Ikaròs lo tenne d’occhio fintanto che fiancheggiava il VPIC.
    «Ztiite!» disse a voce alta, lasciando andare il las-fucile. «Ztiite uu tam, oshe?»
    Ikaròs sbloccò la sicura del las-lungo. «Quindi, troviamo questo detonatore...»


    Trivia parte la II
    Dhjak: garonianismo coloniale. Può essere derivato da tak, sta per ok.

    OEI: Ordigno Esplosivo Improvvisato.

    Yorrick, Amulet: Alas, povero Yorrick. Si tratta di una citazione istruita, e Zhì ha fatto un po' di scuole, che viene da una delle tre opere dell'antico Shykspir. No, è canon. Guilliman cita Amulet, Prince Denmark in Horus Heresy. Qualcosa è sopravvissuto, ma sono alquanto sicuro che il testo sia stato preservato alla meglio e non sia compreso dal pubblico del trentesimo come del quqarantaduesimo millennio senza un adattamento.

    Hemer: Hastata ExterMEnator Retarded, team-killing moron. si tratta di un prestigioso titolo che guadagni quando, per colpa tua o per circostanze, metti la squadra nelle condizioni di andare in compagnia dall'Imperatore.


    Edited by dany the writer - 7/2/2024, 11:44
     
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