Valorchives

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  1. dany the writer
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    920px-OrdinatusHervara



    1
    Dei combattimenti in Obscvrvs




    Capitolo I-A
    Aurelios Markhairena




    +++Segmentvm Obscvrvs
    Hera-Amiir Sector

    Espansione di Zaqqurava
    Sistema Stellare di Hervara

    Hervara IV-B, Mondo-Civilizzato
    Continente di Invyyere

    Portal Danòrra, 205 chilometri SO da Negemyn
    M42.Y022+++



    Sferragliavano lungo la Provincialii Via M.49 da prima che sorgessero le due albe.
    Distaccati come parte dell’avanguardia, procedevano stando sotto i venti chilometri orari. Come aveva detto Hahàva già un paio d’ore prima, se fossero andati un po’ più lenti si sarebbero ritrovati ad andare in retromarcia.
    Aurelios sogghignò tra sé e sé, poi spostò il peso dell’Accatran dal braccio sinistro al destro. La compagna di squadra non aveva tutti i torti.
    Considerando la loro lentezza nel procedere, era più o meno improbabile che riuscissero a guadagnare distanza sui Severan.
    Il che non era per forza un male.
    «Avrò il culo a quadrato quando scenderemo da questa carriola...», borbottò Sirio, accovacciato sul copri-cingolo sinistro. Si cercò di sistemare alla meglio, spingendosi indietro con un colpo di reni. Aurelios si strinse contro la cupola per lasciargli un po’ di spazio.
    Zhì alzò gli occhi dal suo cogitator. «Potevo vivere senza questa yanphò...»
    «Nah!» Aurelios le diede un calmo spintone sullo spallaccio, spingendola a ridosso della bassa cupola dello Hypaspista. «Sappiamo che sei gelosa del suo culo.»
    «Oh, sì!», sghignazzò lei, scalciando per allontanarlo. Tornò sullo schermo, abbassando i suoi occhietti stretti dalla strada al monitor. «Sirio, fai una cosa.»
    «Qvod
    «Alzati!», gli rispose Zhì. Dall’interno della cupola del capo-carro, Jason inarcò un sopracciglio. Aurelios gli offrì una scrollata di spalle e lui tornò a scrutare la strada, distesa davanti alla prua dello Hypaspista, dal mirino della brandeggiabile.
    «E resta in piedi, ey. Non possiamo permetterci che ti si rovini il culo.»
    Il mio è meglio!
    In ginocchio sul ciglio del copri-cingolo destro, Hahàva abbassò la testa ridendo. «Oh, per una volta sono d’accordo con Occhietti.»
    «Vai a farti fottere, spiga...»
    «Tu prima di me», la rimbeccò Hahàva, girando il suo Kantrael Pattern per controllare in che stato si trovasse la cella energetica. Dopo un breve controllo, tornò ad inforcarne il calcio sotto l’ascella. Con la mano libera scoccò un mezzo saluto militare a Sirio. «Ad ogni modo, dobbiamo salvare il Culo dell’Imperivm
    «Lo prenderò come un complimento!»
    «Lo era!»
    «Gente...» Zhì disse, lasciando il suo cogitator alla sola mano destra. Allungò la sinistra all’impugnatura della las-carabina, ma non strinse il grilletto. «Ci siamo.»
    Aurelios annuì. Accostò l’anulare alla levetta della sicura, pronto a disinnescarla. Gli ultimi bollettini dell’Aeronautica Imperialìs non avevano dato la presenza di ostili in zona, ma non si poteva mai essere troppo sicuri.
    Considerando che i cieli erano contestati…
    «Ostili?»
    Zhì scosse la testa. «Nessuno. C’è un rottame, però.»
    Sirio appoggiò una mano al copri-cingolo, pronto a scendere da un momento all’altro. Si guardò attorno, annusando l’aria un paio di volte. «E c’è odore di bruciato.»
    Un incrocio a T giaceva davanti al loro VPIC. Jason schioccò la lingua e passò dalla brandeggiabile al cannocchiale telescopico binato, abbassando la testa per appoggiare gli occhi alle lenti.
    «Confermo il rottame. Sessanta metri.»
    Defilato rispetto all’aiuola che tagliava il centro dell’incrocio, c’era un relitto annerito. Era un carrarmato, anche da lì non ci si poteva sbagliare. Il crepitio delle fiamme scricchiolava in sottofondo e si faceva più solido man mano che cresceva l’odore di bruciato.
    Aurelios occhieggiò Jason, che lasciò il cannocchiale per alzare una piccola cornetta Vox. «Qui Valor Vang-Primvs, plvs. Abbiamo una situazione.»
    Dall’altro capo della comunicazione crepitò una risposta. «Vang-Primvs, ti riceviamo forte e chiaro. Che situazione? Passo.»
    «Relitto. Corazzato.»
    «Nostro o loro?»
    «Loro.»
    A prima vista, era un Chimedon Kronus/Garon-Pattern. Il taglio era basso, con una torretta oblunga e armata di un lungo obice anticarro. Era andato a fuoco, ma non avrebbe potuto dire quanto tempo prima. Diverse ore, di sicuro. Le fiamme avevano ossidato lo scafo, svelando pennellate color ruggine dai cingoli fino ai fianchi della torretta.
    Accanto al corazzato, alcuni alberi stavano ardendo pian piano.
    «Controllate e riferite», ordinò la voce del capitano Tariq Ben Elyssa attraverso il Vox di Jason. «Se la situazione è verde-su-verde, marcate il sito per il carro-attrezzi.»
    La traiettoria dello Hypaspista cambiò all’istante, virando a sinistra per incunearsi tra diversi alberi neri e viola, al riparo da eventuali attacchi aerei. Prima ancora che i cingoli smettessero di sgranare, Aurelios era già balzato giù, atterrando a ginocchia chine in una macchia di prato basso. Slacciò il tubo contenitore del sacco a pelo e lo zaino da campagna, tenendosi sulle spalle soltanto quello tattico. Guardò all’Hypaspista, seguendo lo sbarcare a terra di Sirio e Hahàva.
    Liberi da pesi superflui, i tre inforcarono le loro armi e risalirono la piccola discesa attraversata dal loro mezzo, tornando in strada. Aurelios si chinò a terra, premendo il calcio dell’Accatran contro lo spallaccio del suo gilè anti-schegge.
    Sirio prese la destra, lasciando ad Hahàva il fianco sinistro.
    Nessun movimento.
    «Ey, phràs!», gli chiamò Zhì dallo Hypaspista. Aurelios si girò, prendendo al volo un radiofaro a foggia di corta daga. Lo infilò nel cinturone e poi si alzò. Occhieggiò all’icona del Vox ad onde corte del suo elmetto, attivandolo con un battito di palpebre.
    Hahàva e Sirio lo fiancheggiarono e superarono, allungandosi verso il relitto. Ripresa la propria avanzata, Aurelios abbassò l’Accatran perché non fosse in linea di tiro con i due compagni.
    Quella per fuoco amico era una maniera molto, molto stupida di morire.
    Raggiunsero il relitto tre minuti dopo, avvicinandosi circospetti. Sirio si mosse in avanti, spazzando il fianco coperto del mezzo con scatti brevi e controllati del suo Accatran. Nello stesso momento, Hahàva scivolò verso la poppa del mezzo, pronta ad aprire il fuoco.
    «Libera!», disse Sirio, alzando un pugno chiuso.
    Hahàva s’inginocchiò davanti al portellone d’uscita, inforcando il suo Merovech-Pattern. Nessun movimento, nessun segnale, nessun suono salvo il crepitare delle fiamme. Dopo due secondi, anche lei alzò il pugno ed esclamò: «Libera!»
    Aurelios annuì tra sé e sé, quindi si mosse. Sgusciò alle spalle di Hahàva, dandole una pacca sulle spalle per allarmarla della sua presenza, prima di riunirsi a Sirio. Il suo migliore amico era chino davanti ad uno slabbrato cratere, scavato di netto nella fiancata del Chimedon. Qualche scintilla d’incandescenza bruciava ancora lungo i bordi.
    «Dorn, che cazzo di pedata...», gli venne da dire alla vista di quel foro. Sirio alzò le sopracciglia e strinse le spalle, abbassando al contempo l’arma.
    «Yvp
    «Che dici, drone?»
    Sirio si risollevò in piedi. «Sì, direi proprio di sì. E con una melta’, anche.»
    Accovacciandosi presso il foro, Aurelios lo carezzò con l’indire. Era ancora caldo. «Chyz...»
    Sirio si mosse per coprirgli le spalle. Allungò un dito alla runa d’attivazione dell’auricolare Vox ad onde corte e la schiacciò. «Conferma, relitto. Verde-su-verde; non ci sono superstiti.»
    «Nuup’», si aggunse Hahàva. Aveva lasciato la poppa e si era riunita a loro, l’arma tenuta in condizione di sicurezza. «Questi bastardi sono finiti cotti.»
    Poveracci, si disse Aurelios tra sé e sé. Sirio si chinò defilato, spazzando l’interno del corazzato con un movimento della sua las-carabina. Ritrasse l’arma un secondo dopo e sbuffò attraverso il passamontagna indossato sotto l’elmetto.
    Aurelios scoccò un cenno ad Hahàva, che annuì. Sotto lo scalda-collo, ne era sicuro, stava sogghignando alla vista di Sirio piegato in avanti.
    «Quello è davvero il Culo dell’Imperium, Sirio.»
    «Staremmo lavorando...»
    «Mmmh-hmm!» Lei allungò l’indice al puntatore ausiliario montato sul suo elmetto e lo cliccò con un colpetto. «Ecco, foto ricordo per le notti solitarie. Ora sono una donna contenta.»
    Lasciandoli divertire, Aurelios si guardò intorno. Due Severan, con l’uniforme rossa delle truppe regolari e la lorica semplice addosso, erano riusciti a lasciare il veicolo e giacevano a pochi metri dai suoi cingoli. O l’onda di pressione li aveva spappolato gli organi interni, oppure il risucchio gli aveva mandati in asfissia.
    Quale che fosse stato, non era stato un buon modo d’andarsene.
    Rovesciò il più vicino sul dorso. Era un uomo, giovane come poteva esserlo lui stesso. Pallidino, con una corta zazzera di capelli color paglia sbiadita.
    Gli erano rimasti gli occhi aperti.
    Hahàva deglutì guardando altrove. «Chyz, povero bastardo...»
    «Già.»
    Aurelios gli forzò le palpebre in basso. Se una Tonaca del Ministrorum l’avesse visto, si sarebbe preso una reprimenda, ma non erano loro a fare i conti con i morti. Le prediche erano facili quando non si vedevano i loro risultati.
    Gli infilò la mano sotto la camicia, rovistando in cerca della targhetta identificativa. Tirandola su, piegò la metà asportabile fino a strapparla e la palleggiò sul palmo.
    «Thaddeus Dmori.»
    M41.Y999…
    L’altro Severan defunto non era molto più lontano e Sirio l’aveva già raggiunto. Gli strappò la targhetta asportabile e l’alzò per guardarla meglio. «Sergio Astal.»
    «Anno?»
    Prima di rispondergli, Sirio sbuffò. «Zero-Zero-Quattro.»
    Hahàva schioccò la lingua con astio. «Sacra Madre-Terra Puttana...»
    Gli altri separatisti erano irriconoscibili. L’esplosione del drone li aveva liquefatti all’interno del loro Chimedon. Per ricostruire le loro identità servivano dei Genetist e non aveva senso tirarli fuori dal relitto. Ci avrebbero pensato quelli del carro-attrezzi.
    Piantando la daga radiofaro nel terreno, Aurelios ne portò la levetta sul glifo d’attivazione. Raccolse una manciata di fili d’erba e li palleggiò sul palmo. Lunghi e intirizziti, erano viola scuro e venati di rosso. Che razza di natura c’era su quel sasso maledetto.
    «Beh’, direi che qui abbiamo fatto.»
    Hahàva si tirò giù lo scalda-collo e si accese una sigaretta. «Non credo ci sia nulla che possiamo prenderci da questo catorcio.»
    Sirio si avvicinò a lei, che gli offrì la sigaretta già accesa.
    «Che taccagna...»
    «Le ho finite, idiota.»
    «Ah!», disse lui restituendole la sigaretta dopo un paio di sbuffate. «Scusa, allora.»
    «Ma va’, phrà. Tutto a posto.»
    Il tramestio dello Hypaspista li interruppe. Era tornato in carreggiata e veniva verso di loro.



    Angolo delle triviaaaah
    Yanphò: informazione, discende alla lontana da "info". Probabilmente un residuo anglo-sassone nell'Elysiano.
    Phrà/Phràs: BRO/BRUH.
    Qvod: Cosa? Sirio sa parlare in corretto Alto Gotico, essendo di nobiltà.
    Chyz: pronunciato ChA-Iiz. E' quel che rimane dell'esclamazione "Jesus".
    Nuup'/Yvp: Nope e Yep, rimasugli linguistici.
    Hypaspista: sostanzialmente è una scatola di latta un BMD4.


    Edited by dany the writer - 4/2/2024, 14:02
     
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